La ricerca in atto si dedica
alla riformulazione critica di grandi temi della storia dell'arte
occidentale, con una attenzione speciale centrata sul passaggio dal
medioevo all'età moderna.
Mantiene come obbiettivo la
stesura di saggi di carattere monografico su grandi pittori
trecenteschi, ma affronta a chiare lettere il rapporto con la
storiografia e la filosofia della storia contemporanea per produrre
un pensiero consapevole della crisi della cultura
odierna.
I grandi temi della storia dell'arte tardo medievale devono
tornare al centro della ricerca poiché la mancata riformulazione di
un pensiero critico in materia costringe lo studioso ad una
inconsapevole produzione storicista.
La necessità di ripensare a cosa significarono lo spazio
pittorico, il ritratto, il paesaggio, la rappresentazione del corpo
negli ultimi secoli del medioevo comporta anche una riflessione
sull'intero sistema di pensiero con cui gli studiosi si accingono
ad affrontare questi temi. Affidarsi a scelte organizzatesi intorno
alle grandi personalità del Novecento significa rinunciare alla
propria possibilità critica, e alla possibilità di un contributo
sensato alla cultura odierna. Ripensarle significa elaborare una
propria scelta in materia.
Da questa basilare riflessione muove il bisogno di ridisegnare
la forma del contributo monografico, che non può più limitarsi alla
correttezza metodologica nella raccolta e nella discussione dei
dati, passaggio che appare necessario e ormai scontato, ma deve
comprendere sia nella forma che nel contenuto osservazioni che
riguardano la cultura post moderna. Una riflessione sul linguaggio
in uso non può mancare a chi si presta a fornire un contributo
filologico attraverso il linguaggio, l'impegno del ricercatore non
è una velleità volontaria e parallela, ma contribuisce a piegare
l'immagine ultima dell'oggetto osservato.
Naturalmente appariranno sempre più centrali nel condurre la
ricerca le riflessioni e le scelte sulle opportunità filosofiche e
politiche che si sollevano nell'operato del ricercatore. Nel
presente della ricerca si solleva un'immagine del passato per cui
si può tornare a riflettere sulla poesia nella creazione artistica,
e sul senso che può avere fare storia dell'arte in quanto storia di
un evento di natura differente rispetto ai molti altri che colmano
“la storia”.
Su un versante della ricerca solo apparentemente distante, una
complessa riflessione sulle ragioni che sostengono l'apparizione
della cornice architettonica giottesca ha condotto a sostenere la
necessità di un confronto interdisciplinare che possa misurarsi col
tema del mutamento avvenuto fra Due e Trecento. Sul fondo e in
relazione diretta al mutamento che ogni specialista osserva in quel
periodo si trova un cambiamento che riguarda la percezione del
mondo e la sua rappresentazione. Sul piano spaziale e temporale,
sul versante ontologico ed estetico, nel rapportarsi alla
traditio in maniera nuova o alla natura con nuova curiosità
il medioevo si avvia a riconoscere al mondo una “solidità” degna di
rappresentazione, al suo presente una autorevolezza fino ad allora
inedita, anche in relazione alla possibilità di misurare la propria
distanza rispetto all'antico.
I mutamenti che riguardano la percezione del mondo terreno e la
possibilità della sua rappresentazione si manifestano dapprima o
comunque in una forma sintomatica e significativa nello spazio
della cornice, della soglia fra i diversi mondi pensabili, dello
spazio tracciato tra tempi diversi di una composizione, nella
particolare forma pensata nel tracciare un confine tra dimensioni
che procedono verso il reciproco riconoscimento tipico dell'età
moderna, ma non sono ancora risolte in tal senso.
Anche in quest'ambito della ricerca il senso di questi eventi si
dispone ad essere compreso in maniera molto diversa se lo studioso
coinvolto si presta ad una ricerca tradizionalmente impostata in
chiave storico artistica o se sceglie di allargare il proprio punto
di vista ad una più articolata osservazione aprendo alla cultura
visuale o attingendo a pensieri di specie “rivoluzionaria”.