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Roberto Balzani

Professore ordinario

Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Settore scientifico disciplinare: HIST-03/A Storia contemporanea

Direttore Dipartimento di Storia Culture Civiltà

Temi di ricerca

Parole chiave: Storia dell'Italia repubblicana Culture Locali Patrimonio culturale Storia dei Musei e delle collezioni Storia dell'Ottocento

Per un’archeologia del contemporaneo: oggetti tra politica e memoria nell’Italia dell’Ottocento

Il progetto intende studiare oggetti e “cose” prodotti o transitati nel XIX secolo i quali, a valle della rivoluzione settecentesca dei consumi e della produzione di beni su ampia scala, vengono rivestiti di nuovi significati (spesso sulla scorta di una forte valorizzazione in chiave politica), immessi in un circuito che li protegge - in genere familiare poi pubblico, attraverso le collezioni e i musei -, e alla fine patrimonializzati. Essi esistono ancora e, se adeguatamente interrogati, possono tornare a narrarci la storia dell’universo culturale nel quali sono stati risemantizzati e le ragioni per cui ciò è accaduto. I materiali di cui ci si occupa sono sia “cose” legate direttamente alla produzione (artigianale o meno), sia lacerti, resti naturali, riusati o replicati serialmente in ambito privato e pubblico per finalità inizialmente non (solo) collezionistiche, ma anche e soprattutto politico-identitarie. Appartengono in genere al patrimonio di musei civici, del Risorgimento o scientifici (non di rado afferenti a Sistemi Museali di Ateneo) e quindi sono direttamente disponibili per lo studio o per la divulgazione. Essi sono stati parte integrante di pervasivi sistemi simbolici in grado di definire in modo visibile le appartenenze di singoli e gruppi sociali nel sec. XIX. Tali sistemi simbolici, fondati su diffuse pratiche di esteriorizzazione e materializzazione a partire da percorsi biografici o di gruppo, hanno agito mediante meccanismi correlati di distinzione e imitazione, concorrendo alla formazione delle identità sociali.

Il progetto si sviluppa quindi lungo alcuni assi: l’identificazione del nuovo valore d’uso di oggetti non significativi da un punto di vista autoriale, nel corso di fasi politicamente attive e calde del sec. XIX e della penisola italiana; il passaggio a riproduzioni seriali, immaginato per estendere il dato identitario a quante più singole biografie fosse possibile; l’intermediazione dell’arte e delle tecniche, tanto per verificare il valore d’uso, quanto per documentare la realizzazione di nuove tipologie di “cose”; l’apparire sulla scena ottocentesca di “cose” destinate ad accendere una discussione sul tempo e dunque sul “progresso”, spesso in abbinamento col Risorgimento (vedi la forte valenza politica delle collezioni di fossili a cavallo dell’Unità o delle tracce della romanità in Istria); i percorsi infine di sedimentazione (ma anche di perdita quasi immediata del significato storico connesso alla valorizzazione primaria) mercé la museificazione.

La domanda che sta alla base della ricerca non è generata da un interesse erudito intorno ad una specifica serie di fonti minori trascurate, ma intende indagare il contributo offerto da tali oggetti – tuttora conservati - alla formazione prima di gruppi e comunità politiche animati da un’ansia fondativa e costruttiva, poi anche di identità e di ambiti sociali più estesi e consolidati, nei diversi tempi dell’azione, della valorizzazione e della patrimonializzazione.