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Matteo Zaccarini

Professore associato

Dipartimento di Beni Culturali

Settore scientifico disciplinare: L-ANT/02 STORIA GRECA

Contenuti utili

Norme e consigli per la redazione della tesi di laurea

Matteo Zaccarini

v. 2.4 (gennaio 2022)

 

Le seguenti norme sono rivolte agli studenti che intendono scrivere la tesi di laurea (LT) in Storia greca o Storia del Mediterraneo antico.

La redazione dovrebbe seguire un buon manuale di stile (se ne trovano diversi online e in biblioteca). Questo file fornisce solo una serie – non esaustiva – di consigli redazionali di base.

Non si tratterà qui la scelta dell’argomento: in linea di massima, più è circoscritto meglio è. Quanto ai tempi: una tesi richiede mesi di lavoro, e da ogni punto di vista è vantaggioso prendere una decisione con il più ampio anticipo possibile. Allo stesso modo, per i requisiti formali della tesi (ad es. il numero di battute, in genere min. 50.000) si rimanda al Regolamento didattico dei rispettivi corsi.

1. Organizzazione del lavoro

In linea di massima, una tesi deve procedere secondo la seguente struttura:

enunciazione di tema/obiettivi/problemi => studi pertinenti (status quaestionis) => metodologia adottata => svolgimento => conclusioni.

Una tesi deve necessariamente includere le seguenti sezioni:

  • Frontespizio (scaricare e utilizzare il fac-simile dal sito del proprio Corso di Studi e assicurarsi di inserire correttamente il titolo del Corso di Laurea e l’Anno Accademico);
  • Indice dei contenuti;
  • Introduzione: deve enunciare chiaramente il tema, lo scopo, i problemi affrontati; studi pertinenti e metodologia adottata possono trovarsi qui oppure, se il materiale è abbastanza ampio, nel Capitolo 1 (vd. sotto); è bene includere una rapida descrizione riassuntiva della struttura e dei contenuti di tutta la tesi;
  • Capitoli: in genere, da 2 a 4, ciascuno con un titolo. Ogni capitolo deve essere un’unità coerente dal punto di vista contenutistico. È bene organizzare ciascuno in sotto-sezioni con un proprio titolo;
  • Conclusioni: tirare le somme ed enunciare i risultati ottenuti; è più che auspicabile esporre un proprio punto di vista, le idee sviluppate e ciò a cui si è approdato grazie al lavoro; eventuali spunti per ulteriori future ricerche sono certamente apprezzabili;
  • Bibliografia: vd. sotto.

È bene iniziare a scrivere dall’Introduzione, in modo da delineare in modo chiaro l’argomento insieme al relatore e impostare da subito il resto del lavoro. Non è detto che le altre sezioni vadano scritte nell’ordine in cui si troveranno nella tesi; alla fine, quando si scriveranno le Conclusioni, in genere sarà opportuni riscrivere anche l’Introduzione. NB: i membri della commissione spesso tenderanno a soffermarsi maggiormente proprio su queste due sezioni, pertanto è bene curarle in modo particolare.

Ulteriori sezioni possono essere presenti a seconda del tipo di lavoro (ad es.: indice delle fonti utilizzate; indice delle immagini; sitografia; appendici tematiche). In caso di sitografia usare solo siti autorevoli/ufficiali, riportandone il nome completo e il link alla homepage o a una pagina specifica.

2. Norme generali

Non tutti i membri della commissione di laurea avranno familiarità con l’argomento della vostra tesi. Tutti, però, sapranno riconoscere un lavoro ben scritto e ben organizzato dal punto di vista scientifico e, di contro, noteranno subito un elaborato poco curato e mal costruito.

Prestare quindi massima attenzione alla forma: contrariamente a quanto certi testi potrebbero suggerire, l’ampollosità e l’uso di forme e sintassi inutilmente ricercate costituiscono prassi sconsigliabile, ben poco scientifica e tutt’altro che autorevole. Esprimersi in modo chiaro, con linguaggio tecnico e preciso; costruire il ragionamento guidando il lettore; concludere e iniziare i capitoli con un rimando a quello successivo/precedente. Scrivere in italiano corretto e corrente! Nessuno si aspetta un capolavoro letterario, ma quantomeno ortografia e sintassi devono essere decorose. Qualche consiglio sparso:

  • Stile: formale, obiettivo, impersonale.
  • Banalità: punto a fine frase, maiuscole ove richieste, virgola sempre seguita (mai preceduta) da spazio; cercare ed eliminare i doppi spazi, evitare la virgola tra soggetto e predicato, ecc. ecc. Le norme minime di decenza letteraria.
  • Mostruosità: EVITARE forme aberranti di non-italiano, oggi molto di moda, come ad es. “piuttosto che” (= “anziché/invece di”, locuzione avversativa) con errato significato disgiuntivo (“o/oppure”); locuzioni come “andare a” + infinito per indicare qualcosa di imminente/consecutivo; in generale, evitare di prendere ispirazione dal parlato.
  • Alleggerire lo scritto: usare la d eufonica, le maiuscole, le virgolette, le parentesi e gli incisi, ecc. solo ove servano davvero. In generale, semplificare la forma e la sintassi in favore della chiarezza e della sintesi. Punti collegati:
    • Virgolette: stabilire un criterio e attenervisi, ad es.: doppie (“ ”) o caporali (« ») per citazioni letterali/discorso diretto; singole (‘ ’) per forme ed espressioni sopra le righe, modi di dire, ecc.
    • Citazioni: se brevi, inserirle nel testo normale entro opportune virgolette; se lunghe (oltre 2-3 righe), inserirle in un paragrafo separato e indentato, senza virgolette, andando quindi a capo prima e dopo. In ogni caso: limitare le citazioni.
    • Frasi fatte e forme ‘accademiche’: sconsigliabile il plurale maiestatis; evitare il ‘latinorum’; evitare di usare seriamente le frasi fatte (‘la storia la scrivono i vincitori’, ‘la Pompei dell’Egeo’) e altre locuzioni ridicole (‘l’insigne studioso/a’, ‘l’imprescindibile lavoro’), incluse tutte quelle tratte dal gergo giornalistico; evitare salamelecchi accademici, ad es. anteponendo a ogni nome citato il titolo di ‘Professore’, ‘Dott.’, ecc.
  • Frasi e periodi: privilegiare frasi di costruzione semplice, con massimo 1-2 subordinate. Non cercare di dare all’elaborato un tono aulico che, nella migliore delle ipotesi, sarebbe fuori luogo. Non temere di ripetere il soggetto o un termine specifico, se è necessario per chiarezza; evitare le perifrasi inutili.
  • Formati speciali (grassetto, sottolineato, corsivo): nei titoli, ma anche nel testo, MAI usare più di un formato alla volta. Parole straniere: in corsivo (demos, Schadenfreude), salvo siano di uso ormai comune (manager, social network) o scritte in altro alfabeto (δήμος, non δήμος). Latino sempre in corsivo. Titoli di libri sempre in corsivo, fuori virgolette.
  • Maturazione: una volta scritto un capitolo, lavorare su altro per una settimana. Riprendere il capitolo: sarete sorpresi da quanti refusi troverete e quante frasi riformulerete in modo più chiaro dopo aver lasciato sedimentare nella mente quanto scritto.
  • Contatto con il relatore: accordarsi per sottoporre regolarmente parti della tesi e aggiornare periodicamente il relatore, di modo da poter controllare come procede il lavoro (ed eventualmente correggere il tiro). Meglio tre email in più che una in meno. Quando si manda al relatore un capitolo per la correzione assicurarsi che il testo abbia una forma accettabile: ortografia e sintassi ricontrollate, note a piè di pagina e bibliografia incluse, suddivisione razionale in sezioni, ecc. Non è un problema se il testo contiene ancora vostre note di lavoro (basta che siano ben segnalate come tali), ma DEVE essere ben leggibile.

3. Corpo del testo e note a piè di pagina

Per l’intera tesi usare possibilmente un unico font Unicode, scelto tra quelli più comuni e dotati di grazie (serif): ad es. Times New Roman, Garamond, Palatino Linotype. Se il corpo del testo ha il font di dimensione (ad es.) 11, per le note si usi dimensione 10.

Quantomeno nel corpo del testo usare un’interlinea di (indicativamente) 1,15 o 1,5; il testo (corpo e note) deve sempre essere giustificato, con margini appropriati e un’organizzazione dello spazio equilibrata e che privilegi la leggibilità: la tesi non deve sembrare né un quaderno di scuola elementare né un wall of text.

Immagini: solo in risoluzione di alta qualità, accertandosi di accreditarne la fonte (ed eventualmente la licenza d’uso); raggrupparle in una sezione apposita oppure inframezzarle entro il testo mantenendo lo scritto solo sopra e sotto, mai a lato. Numerare e dotare di didascalia ciascuna immagine.

Ogni nota richiede sempre il punto finale. Nel corpo del testo si può indifferentemente scegliere se posizionare il numero (arabo) della nota prima o dopo la punteggiatura. Verificate però di usare lo stesso criterio in tutta la tesi!

NB 1: le note servono a riassumere, criticare e accreditare tesi altrui (vd. sopra) e a fornire informazioni supplementari. Le note fatte bene sono brevi: idealmente, in genere massimo 3 righe. Una pagina ove le note occupino più spazio del corpo del testo NON è una pagina ben scritta.

NB 2: aggiungere le note mentre si scrive il testo. NON scrivere un testo senza note pensando poi di aggiungere ‘alla fine’: il lavoro così diventerebbe più lungo e più difficile.

4. Note e riferimenti agli studi

In una tesi si enuncia e si difende un’asserzione scientifica, da cui il nome dell’elaborato. Per farlo è obbligatorio confrontarsi con altri studi, da cui la necessità di rapportarsi in modo critico con una bibliografia: ogni studio andrà citato ove pertinente, discusso, usato a supporto, problematizzato e/o eventualmente confutato.

Idealmente, ogni affermazione della tesi deve rispondere a una di queste condizioni:

  • Essere ovvia o quantomeno sufficientemente assodata, nel contesto di riferimento, e quindi non richiedere dimostrazione. Es.: in una tesi di Storia greca non è necessario dimostrare/spiegare che Alessandro Magno è vissuto dopo Pericle, in quanto nella materia di riferimento è scontato. Non sarebbe necessariamente così in una tesi in Meccanica quantistica, se mai vi fosse necessità di citare Alessandro.
  • Essere sostenuta da qualcun altro: in questo caso vi appoggiate a uno studio (o a una fonte) che ha già discusso l’argomento e la cui tesi vi sembra convincente. In una nota a piè di pagina si deve accreditare la tesi: il non farlo, appropriandosi di quanto scritto da altri (copiando parola per parola, o con minime rielaborazioni) senza dichiararne la provenienza, può costituire plagio (ossia furto, ossia reato, ossia potenzialmente annullamento della tesi e altro).
  • Essere sostenuta da voi stessi: sulla base dei dati e dei ragionamenti che portate nel corso dell’elaborato. Questo costituisce il valore aggiunto della vostra tesi nei confronti del mondo scientifico. Cercate sempre di far emergere il vostro punto di vista e le vostre conclusioni, almeno verso la fine della tesi.

 

5. Notazioni bibliografiche

Esistono molti modi diversi di indicare i riferimenti bibliografici, ciascuno con varianti. L’importante è rispettare il metodo scelto in modo coerente, preciso e costante in tutto il lavoro.

Ciò che consiglio è di evitare nel modo più assoluto forme ancora diffuse, ma assai scomode e ben poco scientifiche. Esempio da evitare: citare in nota uno studio per esteso e, in seguito, citarlo in forma abbreviata con ‘cit.’ o ‘op. cit.’; questo metodo tende a usare anche una serie di altre abbreviazioni (‘ibid.’, ‘ivi’, ecc.) che consiglio ugualmente di lasciare nel XIX secolo.

Il metodo che consiglio è quello cognome-anno seguito dalle pagine (ad es.: Rossi 2018, 20-24), ossia qualsiasi variante del cosiddetto stile Harvard (Harvard style; stili meno razionali e meno efficienti, ad es. il Chicago style, sono accettabili ma sconsigliati). Alla fine della tesi vi sarà quindi una bibliografia che riporta per esteso ciascun lavoro citato. Vd. il prossimo punto.

6. Bibliografia

A fine lavoro inserire una lista in ordine alfabetico di tutti gli studi citati. I dati fondamentali cambiano in base al tipo di contributo (imparare a distinguere un libro da un articolo!), ma l’editore è ormai opzionale.

Riporto esempi sintetici per i casi principali. Ciascuno accoglie molte varianti possibili: di nuovo, la coerenza interna al lavoro è più importante della scelta del singolo dettaglio!

Monografia:

Harris E.M. (2013) The Rule of Law in Action in Democratic Athens, Oxford.

Opera in più volumi:

Hornblower S. (1991) A Commentary on Thucydides, vol. 1, Oxford.

Articolo in rivista:

Faraguna M. (2016) “Un filosofo al potere? Demetrio Falereo tra democrazia e tirannide”, Mediterraneo antico 19, 35-64.

Capitolo di libro:

Canevaro M. (2019) “Law and justice”, in G. Martin (ed.), The Oxford Handbook of Demosthenes, Oxford, 73-85.

Bonazzi M. (2013) “Le necessità del potere: politica e antropologia nel dibattito ateniese del V secolo a.C.”, in C. Bearzot ed E. Vimerati (a c. di), La giustizia dei Greci tra riflessione filosofica e prassi giudiziaria, Milano, 11-21.

Atti di convegni:

Muccioli F. (2007) “Le radici di un’ostilità: l’amore di Temistocle e di Aristide per Stesileo di Ceo (Plut., Them. 3.2; Arist. 2.3-4”, in J.M. Nieto Ibáñez, R. López López (eds), El amor in Plutarco. Actas del IX Simposio español sobre Plutarco (León, 28-30 sept. 2006), León, 309-317.

Fonti antiche

Tra le infinite e spesso inutilmente complicate varianti, privilegiare le forme essenziali, usando solo numeri arabi e divisioni semplici tra autore, titolo (in corsivo), libro, capitolo e passo (quando vi siano). Se di un autore è nota un’unica opera il titolo diventa superfluo.

In nota o tra parentesi le fonti antiche si possono citare in forma abbreviata (dal latino). Per le fonti classiche fare riferimento alla lista di abbreviazioni in un dizionario di latino/greco (per il secondo caso vd. ad es. http://www.stoa.org/abbreviations.html ).

Alcuni esempi, in forma estesa – abbreviata:

  • Odissea 2.84-86 (= libro 2, versi 84-86) – Od. 2.84-86.
  • Erodoto 8.85 – Hdt. 8.85.
  • Tucidide 1.15.1 (= libro 1, capitolo 15, passo 1) – Thuc. 1.15.1.
  • Plutarco, Aristide 3.2 – Plu. Arist. 3.2.
  • Aristotele, Retorica 2, 1385a16-18 (meno corretto: Retorica 2.7) – Arist. Rh. 2, 1385a16-18.
  • Aristofane, Cavalieri 670-675 – Ar. Eq. 670-675.
  • Pindaro, Pitica 2.1-5 – Pi. P. 2.1-5.
  • Teopompo di Chio, FGrHist 115 T 6a – Theop. FGrHist 115 T 6a.
  • Saffo fr. 168 Voigt – Sapph. fr. 168 V.

NB: una cosa è la fonte antica, tutt’altra è la specifica edizione moderna impiegata. Di norma non è necessario elencare quali edizioni sono state usate (tranne per i frammenti), ma in alcuni casi diventa necessario: ad es., se si riporta una lettura testuale, una traduzione o una nota di commento da una specifica edizione. In quel caso, oltra al passo della fonte indicato come sopra, bisognerà specificare l’edizione usata, indicandola come un qualsiasi altro elemento della bibliografia.

7. Powerpoint

Suggerisco certamente di preparare un PowerPoint, utile a organizzare il discorso in seduta di discussione di laurea.

Consiglio contenuti brevi, essenziali e incisivi, che illustrino il tema, lavoro, metodo e conclusioni. Le diapositive vanno usate come guida, evitando di leggerne semplicemente il testo alla commissione (a parte eventualmente in caso di citazioni, se presenti).

Organizzare il materiale in funzione del tempo assegnato, né più né meno: per una LT, in genere considerare di dover parlare per circa 15 minuti.

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