La mia formazione originaria di ingegnere
meccanico mi ha portato, durante i primi anni (Ricercatore di
Progettazione Meccanica e Costruzione di Macchine) a concentrarmi
sull'applicazione degli strumenti dell'Analisi Sperimentale delle
Tensioni (estensimetria, fotoelasticità, meccanica della frattura)
alla Biomeccanica. Ho da subito integrato i criteri del Progetto
dell'Esperimento (Design of the Experiment, DOE) nei miei
studi.
Oggi mi occupo di alcuni aspetti della
biomeccanica ortopedica. Mi concentro soprattutto sugli aspetti
sperimentali, occupandomi di prove in vitro su biomateriali, su
dispositivi impiantabili, su tessuti ossei e su intere strutture
ossee. Inoltre, mi occupo dello sviluppo di strumenti innovativi
per assistere il chirurgo. Ho anche costruito preziose
collaborazioni integrando prove sperimentali con simulazioni
numeriche. L'integrazione di misure sperimentali e di simulazioni
numeriche consente da un lato di validare i modelli numerici,
dall'altra di usarli per complementare le misure sperimentali con
analisi di sensitività, esplorando diversi possibili scenari, anche
con metodi statistici.
STUDI METODOLOGICI: SVILUPPO E OTTIMIZZAZIONE DI
PROCEDURE
In tutto il mio percorso di ricerca, ho dedicato una quantità
significativa di energia e di tempo alla messa a punto ed alla
validazione dei metodi adottati. A mio avviso, questo è un tratto
purtroppo spesso sottovalutato dell'attività sperimentale. In tutto
il mio percorso scientifico, ho cercato di far precedere la parte
applicativa da uno studio metodologico per ottimizzare i metodi, e
dimostrarne la precisione e accuratezza. Questo passaggio è
particolarmente importante per tutte quelle tematiche per le quali
la metodologia non è matura.
Perciò, quando ho iniziato ad investigare lo stato di
sollecitazione attorno alle protesi d'anca, ho svolto degli studi
finalizzati ad ottimizzare la precisione di tali misure, a valutare
l'incertezza legata all'uso dei rivestimenti fotoelastici e degli
estensimetri, a valutare quali azioni muscolari dovessero venire
simulate in vitro . Analogamente, quando ho intrapreso studi
relativi stabilità meccanica degli impianti ortopedici, ho cercato
di sviluppare metodologie alternative (e più efficaci) rispetto a
quelle esistenti, sia per dispositivi non cementati, che
cementati.
Inoltre, ho svolto un esteso lavoro di validazione di modelli
sintetici d'osso (femore e tibia), che rendono possibili studi
comparativi con maggiore ripetibilità (la rilevanza di questi due
studi è dimostrata dal fatto che questi due articoli sono stati
citati complessivamente quasi 100 volte).
Infine, in questo ambito ho fatto alcune indagini, con l'aiuto
di colleghi statistici, per ottimizzare la struttura
dell'esperimento e la dimensione campionaria applicando i criteri
del Progetto dell'Esperimento (DOE)
Questa attività metodologica non era solo finalizzata al singolo
esperimento: spesso c'è stata una convergenza verso un consenso con
altri Centri di Ricerca, o nella revisione di Normative
Internazionali esistenti.
SVILUPPO DI STRUMENTAZIONE E SENSORI DEDICATI ALLE PROVE
IN VITRO
In alcuni casi, lo stato dell'arte e la strumentazione
disponibile non è adeguata ai quesiti clinici o biomeccanici posti.
In tali casi, ho sviluppato (talvolta in collaborazione con
colleghi) degli strumenti innovativi dedicati al problema
specifico. Ad esempio:
• Ho messo a punto una metodica
originale particolarmente accurata per la misura delle deformazioni
all'interno del cemento acrilico usato per fissare i dispositivi
ortopedici.
• Ho sviluppato e validato dei sensori
miniaturizzati piezoelettrici finalizzati a misurare le pressioni
di contatto tra il dispositivo impiantabili ed il cemento acrilico
o la superficie dell'osso.
• Ho contribuito al progetto di una
cella di carico miniaturizzata a 6 componenti per la misura delle
sollecitazioni trasmesse all'interno di un dispositivo di
fissazione per sternotomia.
• Ho sviluppato uno strumento per
consentire la misura accurata del punto di applicazione del carico
durante prove meccaniche su ossa lunghe.
SVILUPPO E VALIDAZIONE PRE-CLINICA DI DISPOSITIVI
ORTOPEDICI
Nel corso di questi 15 anni, mi sono relazionato sia con
chirurghi, che con aziende produttrici, occupandomi dello sviluppo
e dell'ottimizzazione dei materiali e dei dispositivi impiantabili,
nonché della loro validazione pre-clinica. In tale processo, ho
contribuito alla verifica ed all'ottimizzazione del disegno di una
ventina di dispositivi attualmente sul mercato. Le principali aree
di interesse sono:
Protesi totali d'anca
Le protesi d'anca rivestono un ruolo particolare, per
l'elevatissimo numero di interventi d'anca all'anno. Per questo,
non stupisce se, dopo oltre quarant'anni dalla loro introduzione
come routine, vi sia ancora un grande interesse. Nel corso delle
mie attività, mi sono occupato inizialmente delle caratteristiche
della protesi in se (resistenza a fatica in funzione del
trattamento superficiale). Successivamente, mi sono concentrato
sugli aspetti funzionali, quali: la stabilità primaria delle
protesi non cementate; i meccanismi di forzamento dello stelo
nell'osso; la stabilità a lungo termine delle protesi cementate;
l'ottimizzazione del mantello di cemento per protesi cementate;
l'ottimizzazione del trasferimento dei carichi per minimizzare
fenomeni di stress-shielding; la valutazione delle conseguenze
meccaniche del rimodellamento osseo e della formazione di uno
strato di tessuto fibroso.
Protesi d'anca di rivestimento
Negli ultimi anni, le protesi d'anca di rivestimento sono
oggetto di un rinnovato interesse, per la loro caratteristica di
preservare la massa ossea. Di recente ho coordinato una
collaborazione con una multinazionale leader nel settore, per
ottimizzare un dispositivo di rivestimento. In questo studio, ho
sviluppato metodi per valutare la stabilità dell'impianto. Inoltre,
ho valutato sperimentalmente il meccanismo di trasferimento dei
carichi e i relativi rischi di concentrazione di tensioni. Tali
studi comportano un elevato grado di complessità, ed hanno visto
una forte integrazione tra strumenti numerici e sperimentali .
Protesi d'anca minimamente invasive
Ai fini di ridurre le conseguenze dell'intervento chirurgico,
molti produttori di protesi hanno sviluppato protesi che si
prestano a interventi minimamente invasivi. Negli ultimi tre anni
sono stato coinvolto, con due diverse aziende, nello studio e
nell'ottimizzazione di protesi minimamente invasive. Al momento,
per ragioni industriali, i risultati di tali studi non sono stati
pubblicati.
Protesi di ginocchio
Negli ultimi anni ho allargato i miei interessi alle protesi di
ginocchio. In tale processo, ho condotto la verifica di un
dispositivo esistente sul mercato, ed alla validazione pre-clinica
di una protesi di ginocchio di materiale ceramico innovativo. In
tale contesto, ho verificato il rischio di mobilizzazione di
entrambi i dispositivi, e ho contribuito alla verifica delle
caratteristiche tribologiche. Inoltre, di recente, in
collaborazione con Oxford, mi sono occupato del trasferimento dei
carichi della componente protesica tibiale. Tali attività,
piuttosto innovative, ha richiamato l'attenzione di vari
gruppi.
Protesi tumorali
Le protesi tumorali presentano alcune particolarità (prima fra
tutte, le dimensioni rilevanti) che richiedono un approccio
particolare nel processo di validazione. Ho contribuito allo
sviluppo di una serie di protesi tumorali interne per l'arto
inferiore, verificandone l'accoppiamento con l'osso, ed i
meccanismi di trasferimento del carico
Dispositivi per il rachide (protesi totali di disco)
Negli ultimi tempi sono stato coinvolto in un progetto
industriale, nonché un ampio progetto di ricerca volti ad una
migliore comprensione della biomeccanica del rachide in condizioni
fisiologiche, patologiche, e dopo intervento chirurgico. In
collaborazione con un'azienda leader europeo, ho contribuito allo
studio della validazione della cinematica del tratto lombare, ed
alla validazione di un dispositivo per la sostituzione del disco
intervertebrale. Le attività in corso, da poco iniziate, riguardano
lo studio dell'evoluzione della biomeccanica nei corpi vertebrali,
e lo sviluppo e validazione di tecniche di intervento minimamente
invasive. Tale studio cade nell'ambito del progetto Integrato
VPH-OP finanziato dalla Comunità Europea.
Cementi per uso chirurgico
Il cemento acrilico è, in tutte le sue varianti, :uno dei
materiali più diffusi in ambito ortopedico. Nel corso di questi
anni mi sono trovato, sia in collaborazione con ditte produttrici,
che nell'ambito di progetti Europei (SMT4-CT96-2076), a studiarne
le caratteristiche meccaniche e le prestazioni nelle applicazioni
più tipiche. In particolare, ho contribuito allo sviluppo di un
cemento innovativo con un compromesso tra caratteristiche di
radiopacità e prestazioni meccaniche, alla verifica a fatica di un
cemento addittivato di antibiotico, ed ho approfondito il legame
tra meccanismo di frattura e morfologia delle superfici di
frattura
SVILUPPO DI STRUMENTARIO CHIRURGICO E DI ASSISTENZA ALLA
CHIRURGIA ORTOPEDICA
Parte integrante del successo di un dispositivo ortopedico è
legata alla tecnica chirurgica ed allo strumentario utilizzato. Il
legame stretto con l'ambiente clinico, e con numerose ditte del
settore, mi ha portato a sviluppare soluzioni innovative, alcune
delle quali sono state introdotte in dispostivi attualmente in uso.
Ad esempio:
• In collaborazione con il collega
Angelo Cappello, ho sviluppato uno strumentario adatto ad assistere
il chirurgo nel conseguimento di una stabilità primaria adeguata
durante l'impianto di protesi d'anca. Una prima realizzazione del
dispositivo si basava sulla misura diretta dello spostamento del
dispositivo sottoposto a carico. Alcuni dettagli di questa
soluzione sono stati coperti con Brevetto Europeo. Una
realizzazione successiva, concettualmente differente, si basava
sull'analisi delle vibrazioni trasmesse dalla protesi all'osso.
• Ho sviluppato una procedura per
consentire al chirurgo di valutare, intra-operatoriamente, se la
protesi scelta potrà conseguire una stabilità primaria
adeguata.
• Ho contribuito ad uno studio per
migliorare la pianificazione pre-operatoria dell'intervento di
protesi d'anca, identificando una strategia di posizionamento e di
scelta ottimale della taglia dello stelo.
• Ho evidenziato alcuni problemi
relativi alla tecnica di intervento di protesi con collo modular,e
che potevano causarne il danneggiamento, o il disassemblaggio.
• Sto contribuendo ad un progetto
industriale relativo ad una protesi minimamente invasiva:
all'interno di tale progetto ho indicato alcune modifiche dello
strumentario chirurgico.
CARATTERIZZAZIONE BIOMECCANICA DI STRUTTURE
OSSEE
Il femore
In parallelo allo studio sui dispositivi, da anni conduco
ricerche sulle caratteristiche delle strutture ossee, e del tessuto
osseo. Ho iniziato ad occuparmi della caratterizzazione
biomeccanica delle strutture ossee parecchi anni fa, costruendo un
modello analitico adatto ad interpretare lo stato di deformazione
nel femore prossimale. Di recente ho eseguito un'estesa campagna di
misure per valutare la distribuzione dei sollecitazioni nel femore
umano prossimale, con un'interessante interpretazione circa le
caratteristiche anisotrope dell'osso, ed i meccanismi di rottura
del collo del femore.
Agli studi sperimentali, si sono affiancate varie generazioni di
modelli agli elementi finiti del femore, validati estesamente per
confronto con dati sperimentali di deformazione, spostamento,
carico di rottura, partendo da modelli meno sofisticati, con
caratteristiche omogenee ed isotrope, fino ai modelli più evoluti
in cui l'attribuzione delle caratteristiche meccaniche a ciascun
elemento avviene in base a parametri TAC, con conseguente
affinamento della stima delle deformazioni e del modo di
rottura.
La tibia e la fibula
Di recente, ho iniziato ad occuparmi della biomeccanica della
tibia e della fibula con studi di anatomia funzionale, e con misure
dello stato di deformazione al variare delle condizioni di carico.
Inoltre, in collaborazione con Oxford, ho contribuito allo sviluppo
di modelli agli elementi finiti validati per lo studio della
biomeccanica della tibia.
Tessuto osseo
Di recente ho iniziato ad occuparmi del legame tra
microstruttura del tessuto osseo e le sue caratteristiche
meccaniche, tramite analisi con micro-tomografia-computerizzata.
Tali studi puntano all'integrazione tra dati locali
(caratteristiche del tessuto) e strutturali (rigidezza,
resistenza).
Rimodellamento osseo
Marginalmente, mi sono occupato della modellazione dei fenomeni
di rimodellamento osseo, sia con simulazioni sperimentali, che
tramite modelli agli elementi finiti, in collaborazione con il
gruppo di Rik Huiskes.
Approccio multi-scala
Negli ultimi anni, a seguito dell'impulso dato all'integrazione
multi-scala da alcuni progetti Europei (LHDL, VPH-OP) ho
contribuito allo sviluppo di modelli multi-scala in cui le
proprietà fisiche, meccaniche e strutturali alle diverse scale
vengono integrate per conseguire una migliore comprensione di vari
aspetti (metabolici, strutturali, biomeccanici).
ALTRE ATTIVITÀ
Sto coordinando un progetto per il riutilizzo di materiale
impiantabile (principalmente osteosintesi) rivolto a paesi del
terzo mondo. Tale progetto si avvale dell'attività di volontariato
di personale di ricerca dell'Istituto Rizzoli, e dell'associazione
Ingegneri Senza Frontiere (ISF)