Sociologia della religione; Etiche contemporanee.
La Santa Sede e le politiche di controllo pastorale
della mobilità umana nel secondo dopoguerra
I flussi migratori transnazionali hanno iniziato a stravolgere
la vita di una parte dei cattolici europei già nel corso
dell'Ottocento, intensificandosi nella seconda metà del
secolo e diventando, al principio del Novecento, una questione
politica di rilievo internazionale. Le iniziative della gerarchia e
delle associazioni cattoliche in questo periodo sono state
analizzate in modo esauriente dalla storiografia contemporanea, in
particolare italiana (G. Rosoli, M. Sanfilippo, G.G. Tassello), che
ha ricostruito i tentativi religiosi di risposta a un fenomeno
nuovo e di dimensioni planetarie, che peraltro si intrecciava ai
mutamenti sociali, economici e culturali dell'epoca.
Il Vaticano si è trovato così ad affrontare da un lato la
faticosa necessità di riorganizzare gradualmente una
pastorale che, secondo il modello della Controriforma, continuava a
basarsi sulla presunzione della stabilità territoriale dei
fedeli; dall'altro poteri esterni quali i governi degli stati
secolari, non da ultimo il regime fascista che portava avanti una
propria strategia di italianizzazione degli emigrati a scopi
propagandistici e di potenza nazionale.
Se queste vicende, grazie ai contributi degli autori citati,
sono ormai ben note, molto rimane da approfondire sul secondo
dopoguerra, caratterizzato in una prima fase dalla drammatica
situazione di milioni di sfollati, deportati e rifugiati a causa
del conflitto, e in seguito da un allargamento del problema su
scala mondiale con la fondazione dei nuovi stati nazionali sorti
dal ritiro del colonialismo. Ma a complicarsi è anche la tipologia
degli spostamenti: alle migrazioni per lavoro dell'era precedente
si affianca la mobilità forzata delle emergenze umanitarie e
inoltre, soprattutto a partire dagli anni Sessanta, il fenomeno del
turismo.
La Santa Sede si è sforzata di accompagnare questi cambiamenti
che rendevano sempre più concreta e drammatica la metafora antica
del popolo dei fedeli come gregge in movimento. Ciò ha comportato
innanzitutto un ripensamento dei fondamenti della pastorale, che ha
dovuto imparare a contemperare la logica tradizionale del
territorio con quella moderna dei flussi. Ha inoltre prodotto
adeguamenti a livello magisteriale, con lo sviluppo di una
riflessione articolata sull'accoglienza allo straniero, e a livello
strutturale, con l'istituzione in Vaticano di organismi preposti
alla cura delle persone in situazione di mobilità , oltre al
sostegno a varie associazioni come Caritas Internationalis.
Tre documenti essenziali in questo percorso sono la costituzione
Exsul familia (1952), il motu proprio Pastoralis
migratorum cura (1969) e l'istruzione Erga migrantes
(2004), che in materia costituiscono la principale ereditÃ
dei pontificati di Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II. Anche il
Concilio Vaticano II mostra di aver recepito questi mutamenti: la
teologia del “popolo di Dio in cammino†sembra in effetti una
rappresentazione adatta a un'epoca di migrazioni e itinerari,
impensabile nel contesto di fissità territoriale presupposto
dalla Controriforma.
L'insieme delle iniziative della Santa Sede, rivolte tanto a
migranti, rifugiati e nomadi, quanto a turisti, pellegrini,
marinai, personale delle compagnie aeree e studenti all'estero,
configura nel complesso una vera e propria utopia religiosa di
controllo pastorale della mobilità umana planetaria, in cui
il progetto ottocentesco di riguadagnare un'influenza diretta sulla
società si aggiorna per adeguarsi ai nuovi scenari della
globalizzazione. D'altronde se consideriamo che l'entrata di
immigrati latinoamericani, per lo più di fede cattolica, potrebbe
nel volgere di pochi decenni modificare gli equilibri religiosi in
un paese tradizionalmente protestante come gli Stati Uniti, dovremo
constatare che le poste in gioco sono di assoluto rilievo per
l'istituzione ecclesiastica.
Il lavoro consisterà in una lettura sociologica di un
corpus di testi ufficiali della curia romana, interpretati sullo
sfondo dei fatti storici e sociali ai quali reagiscono e delle
dinamiche organizzative che intraprendono (oltre ai documenti
raccolti nell'Enchiridion della Chiesa per le migrazioni,
integrati da quanto è uscito dopo il 2000, includeremo nello
studio le varie pubblicazioni del Pontificio consiglio della
pastorale per i migranti e gli itineranti). Per l'analisi ci
rifaremo sia al concetto foucauldiano di potere pastorale, sia a
proposte teoriche provenienti dalla teologia, come l'idea di
diaspora elaborata da Karl Rahner e ripresa da Thomas Merton.
Seguiremo inoltre la recente letteratura sociologica sul rapporto
fra migrazioni e religioni.
A latere, continuerà il lavoro sul precedente progetto di
ricerca, dedicato allo studio sociologico dell'etica
antispecista.