Parole chiave:
ipertensione arteriosa
scompenso cardiaco
ipercolesterolemia
sistema renina-angiotensina
acido urico
La attivazione del sistema renina-angiotensina (RAS) rappresenta,
accanto alla dislipidemia, un importante fattore di rischio per la
comparsa di aterogenosi. Infatti, la angiotensina II (Ang-II),
attraverso il suo legame con il recettore AT1 promuove la
attivazione di una serie di meccanismi intracellulari di
trasmissione di segnale in grado di promuovere la aterogenesi
attraverso la induzione di infiammazione e disfunzione endoteliale,
la formazione autocrina di fattori di crescita e la ossidazione del
particelle di colesterolo LDL (low-density lipoprotein). Allo
stesso tempo, la somministrazione di farmaci antagonisti
recettoriali della Ang-II (ARBs) ha dimostrato di attenuare lo
sviluppo della aterosclerosi in modelli animali di
ipercolesterolemia. Numerose evidenze sembrano suggerire che la
interazione tra ipercolesterolemia e sistema renina-angiotensina
possa realizzarsi direttamente nelle lesioni aterosclerostiche.
Infatti, la ipercolesterolemia è in grado di indurre un incremento
della espressione e densità dei recettori AT1 mentre l'enzima di
conversione della angiotensina II (ACE) è stato localizzato
all'interno delle lesioni aterosclerotiche, suggerendo una
produzione tessutale di angiotensina II. Inoltre, la
somministrazione di farmaci ACE-inibitori ha dimostrato di essere
in grado di ridurre le lesioni aterosclerotiche in molti modelli
sperimentali della malattia. Alcune iniziali evidenze sperimentali
hanno evidenziato che anche gli ARBs hanno questo effetto. Negli
ultimi anni sono stati identificati numerosi markers di
aterosclerosi precoce. Tra questi, il ligando solubile CD40
(sCD40L) ed il fattore inibitorio la migrazione dei macrofagi
(MIF), sono risultati di particolare interesse. Il ligando D40 è
risultato presente, con studi di immonoistochimica, all'interno
delle placche aterosclerotiche precoci e mature mentre i suoi
livelli plasmatici sono risulatti correlati con gli eventi
cardiovascolari futuri. Per quanto attiene al MIF, citochina di
derivazione dai linfociti T, ampiamente espressa e con attività
proinfiammatoria, essa è in grado di indurre la trascrizione di
numerosi geni coinvolti nei processi infiammatori, modulare
processi di crescita cellulare ed inibire la apoptosi p-53 mediata.
Nei macrofagi, la MIF è in grado di indurre la liberazione di TNFa,
ossido nitrico, IL-1b e IL-8, mediatori della angiogenesi e della
infiammazione presenti in abbondanza nelle lesioni
aterosclerostiche. Ancora poco si conosce in merito all'effetto dei
farmaci sui meccansimi che modulano la espressione e funzione di
MIF: gli inibitori della HMG-CoA reduttasi o statine sono in grado
di inibire la produzione di MIF e sCD40L ma nessun informazione è
attualmente disponibile in merito alla potenziale azione su queste
molecole dei farmaci che interferiscono sul RAS, quali
ACE-inibitori e AT1 bloccanti. Scopo del presente studio è quello
di paragonare gli effetti di un AT1 bloccante rispetto ad un
betabloccante in una popolazione di pazienti con ipertensione
arteriosa lieve-moderata con o senza ipercolesterolemia. L'ipotesi
di studio è che a parità di efficacia antipertensiva, l'AT1
bloccante dovrebbe modulare positivamente la espressione dei
recettori AT1 isolati dai linfociti periferici ed il rilascio di
alcuni markers precoci di aterosclerosi quali il ligando solubile
CD40. Verranno considerati soggetti affetti da ipertensione lieve o
moderata (PAS = 140 mmHg ed < 180 mmHg e/o PAD = 90 mmHg ed <
115 mmHg) con colesterolo totale = 200 mg/dl o colesterolo totale ?
250 mg/dl, di ambo i sessi e età compresa tra 18 e 80 anni, che non
presentino criteri di esclusione (insufficienza renale o epatica,
ipertensione arteriosa secondaria, scompenso cardiaco, terapia in
corso con antipertensivi o ipolipemizzanti, ecc...) Lo studio
monocentrico, prospettico, a gruppi paralleli con disegno PROBE,
prevede la somministrazione di telmisartan o bisoprololo e la
determinazione in condizioni basali e a distanza di 8 settimane dei
recettori AT1 e del MIF su linfociti, del ligando solubile CD40,
dell'ABPM e della PWV (Pulse Wave Velocity). Queste misurazioni
verranno ripetute anche al termine di 4 settimane di wash-out.