Somministrazione topica di farmaci antimicrobici in associazione a biosurfattanti derivati da lattobacilli vaginali. I biosurfattanti sono tensioattivi di origine microbica che potrebbero trovare ampie applicazioni in ambito farmaceutico, alimentare e cosmetico in sostituzione ai tensioattivi sintetici grazie alla loro biodegradabilità, al minore impatto ambientale e alla minore tossicità. L’attività tensioattiva dei biosurfattanti estratti da diversi ceppi di Lactobacillus è stata valutata mediante lo spreading oil test. È stato quindi selezionato il biosurfattante più attivo (prodotto da L. gasseri BC9), per il quale sono state misurate la tensione superficiale e la concentrazione micellare critica. I biosurfattanti del ceppo BC9 sono stati caratterizzati dal punto di vista chimico tramite spettroscopia infrarossa FT-IR e LC-MS. Sono stati inoltre impiegati, in sostituzione del tensioattivo sintetico Tween 80, per la formulazione di un sistema nanovescicolare contenente fosfatidilcolina e econazolo nitrato, un farmaco normalmente impiegato nel trattamento topico della candidosi vulvovaginale. Il metodo impiegato è quello del film sottile.
Il biosurfattante prodotto da BC9 ha anche dimostrato un’attività antimicrobica nei confronti di Staphiloccoccus aureus. La molecola è stata quindi inserita all’interno di un sistema liposomiale, sfruttando il metodo dell’iniezione in etanolo, in grado di favorire l’eradicazione e l’inibizione della formazione di biofilm di stafiloccocco.
È attualmente in corso la caratterizzazione chimica-tencologica e la valutazione dell’attività antimicrobica di biosurfattanti prodotti da altri ceppi di Lactobacillus.