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Paola Fabbri

Professoressa associata

Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali

Settore scientifico disciplinare: ING-IND/22 SCIENZA E TECNOLOGIA DEI MATERIALI

Delegata per l'orientamento in uscita

Temi di ricerca

Parole chiave: materiali polimerici; plastiche; compositi; bioplastiche.

-        POLIIDROSSIALCANOATI: STUDIO DELLE POTENZILITÀ APPLICATIVE DELLE NUOVE "PLASTICHE VERDI"

I poliidrossialcanoati (PHA) sono biopolimeri termoplastici sintetizzati da alcune specie di batteri attraverso processi di fermentazione, che in natura vengono immagazzinati dall cellule a scopo di riserva energetica, come fonte di carbonio.  Ne esistono di diverse strutture macromolecolari, che per le proprietà chimico-fisiche e termo-meccaniche, prestandosi quindi ad un ampio spettro di applicazioni tipicamente dedicate alle plastiche tradizionali, provenienti da fonte petrolchimica. I vantaggi principali di questo tipo di biopolimeri sono rappresentati dalla possibilità di produrli mediante chimica a basso impatto ambientale partendo da scarti delle lavorazioni agricole, senza quindi competizione con le catene alimentari, la loro completa biodegradabilità in siti di compostaggio ed in acque non batteriologicamente pure (come fiumi e mari), ed infine la possibilità di trasformarli e processarli come le tradizionali matrici plastiche provenienti da fonte petrolchimica. Dall'anno 2010, primi in ambito nazionale, è stato articolato un intensivo programma di ricerca dedicato alla valutazione delle potenzialità applicative di queste bioplastiche in settori di largo impatto (ad es. packaging) ed in ambiti tecnologicamente avanzati (biomedicale, sensoristica, fotovoltaico, automotive, etc.) al fine di comprenderne le peculiarità sia di prodotto sia di processo e poterne quindi supportare la diffusione a livello industriale. A tal fine è stato creato un gruppo di lavoro sui PHA che, coordinato dalla Dr.ssa Paola Fabbri, riunisce dottorandi, assegnisti di ricerca e ricercatori accademici ed afferenti ad Aziende del territorio impegnate nella produzione e trasformazione di PHA, che conduce sistematicamente attività di ricerca nei suddetti settori e si occupa di seguire gli sviluppi tecnologici relativi a tali materiali innovativi. Questa tematica di ricerca ha permesso il coinvolgimento nel progetto europeo SEAFRONT - FP7-OCEAN-2013, Collaborative Project, KBBE - Food, Agriculture and Fischeries and Biotechnology, intitolato "Innovative antifouling materials for maritime applications" finanziato per 48 mesi, in cui si è Responsabile del subcontract dedicato allo sviluppo di formulazioni antifouling a base di poliidrossialcanoati con solubilità programmata in ambiente marino.

 -        SVILUPPO DI SCAFFOLD BIOCOMPATIBILI A MATRICE POLIMERICA PER APPLICAZIONI IN INGEGNERIA TISSUTALE

L'enorme progresso segnato negli ultimi decenni dalle biotecnologie, in termini di sviluppo di nuove tecniche di rigenerazione e ricostruzione sia in-vitro che in-vivo di tessuti biologici, è stato fortemente influenzato dall'avanzamento della scienza biomedica dell'ingegneria tissutale, ovvero di quel settore dell'ingegneria che si occupa della progettazione di materiali biocompatibili adatti ad agire da supporto e da guida nei processi di proliferazione cellulare mediante coltura. A questo scopo i materiali polimerici sono risultati particolarmente adatti, grazie all'ampia modulabilità delle loro caratteristiche chimiche, meccaniche e fisiche, ed alla possibilità di fungere da matrici in compositi che inglobano componenti inorganiche bio-induttive dei processi di rigenerazione di tessuti biologici. L'ingegneria tissutale permette quindi la progettazione e la realizzazione di strutture tridimensionali adatte ad agire come scaffold, secondo strategie che tengono conto non solo delle caratteristiche chimico-fisico-meccaniche del supporto stesso, bensì anche dei fattori biochimici e molecolari della crescita e del differenziamento delle cellule e dei tessuti che sullo scaffold dovranno proliferare in maniera guidata.

In questa ottica è stata intrapresa una ricerca mirata alla progettazione di diversi scaffold per la rigenerazione di tessuto osseo, a matrice polimerica bioriassorbibile (policaprolattone), contenenti una fase dispersa di natura inorganica a carattere osteo-induttivo (idrossiapatite HA o biovetro). Nel caso del rinforzo con HA, è stata ottimizzata una tecnica di sintesi in-situ di un reticolo poroso di HA direttamente all'interno di una soluzione polimerica, morfolgia che dovrebbe favorirne un migliore inglobamento nel tessuto osseo rigenerato. Nel caso del biovetro invece, la tecnica preparativa prevede solamente la dispersione della fase inorganica preformata in una matrice polimerica. Gli scaffold vengono ottenuti in morfologia altamente porosa, con cavità interconnesse, mediante applicazione della tecnica del salt-leaching, e la loro citotossicità è già stata dimostrata nulla.

-        SVILUPPO DI MATERIALI PER DISPOSITIVI OPTOELETTRONICI

Sensori ottici di tipo chimico e biochimico sono al centro di importanti ricerche e sviluppi per applicazioni industriali, ambientali e di monitoraggio biomedicale. Il sempre crescente interesse deriva da svariate proprietà che questi sistemi e queste tecnologie possono offrire. Questi tipi di sensori infatti basano le proprie prestazioni su una vasta gamma di tecnologie ottiche già consolidate per analisi di tipo chimico e biochimico, su una ampia scelta di materiali e componenti dalle grandi potenzialità optoelettroniche e dalla flessibilità geometrica, che permette di ottenere configurazioni che spaziano da dispositivi miniaturizzati basati su guide d'onda ottiche a sonde ottiche telecomandate.

L'utilizzo della tecnica sol-gel per produrre materiali per la sensoristica ottica chimica e biochimica sta attirando notevole interesse da parte della ricerca scientifica. Questo è dovuto a una serie di vantaggi, tra cui principalmente la facilità di fabbricazione e la flessibilità nella progettazione del materiale propria di questa tecnica. Nella maggior parte delle applicazioni, i materiali ottenuti con la tecnica sol-gel sono utilizzati per fornire una matrice microporosa nella quale sono inglobati componenti reattive (come gli indicatori acido-base) e nella quale molecole più piccole possono diffondere interagendo con essi. Questi materiali vengono utilizzati in un vasto campo di applicazioni sensoristiche (da applicazioni massive a sottili films depositati su opportune superfici, da fibre ottiche rivestite nella parte terminale o in quella laterale secondo diverse modalità sperimentate dai diversi ricercatori), poiché garantiscono tempi di risposta solitamente più brevi rispetto ai sensori tradizionali.

In questa ottica sono state intraprese ricerche riguardanti lo svilupo di materiali ibridi organici/inorganici applicabili su fibra ottica, prodotti con la tecnica sol-gel, contenenti indicatori ottici sensibili alla variazione di pH, pO2, pCO2, per la realizzazione di sensori rapidi, reversibili ed economici.

-        COMPATIBILIZZAZIONE DI MISCELE POLIMERICHE PER IL REIMPIEGO DI RIFIUTI PLASTICI MISTI

La legislazione vigente sul recupero ed il riciclo dei materiali in un'ottica di conservazione delle materie prime, incoraggia fortemente il riciclo delle materie plastiche, e fra queste soprattutto le poliolefine ed il PVC. ma anche il PET poiché di quest'ultimo ne vengono utilizzate enormi quantità nel settore dell'imballaggio, soprattutto di bottiglie per liquidi, che si possono in parte recuperare successivamente all'uso grazie alla raccolta differenziata dei rifiuti.

A causa della incompatibilità termodinamica fra materie plastiche come PE, PVC e PET però, il loro processo di miscelazione porta alla formazione di un prodotto di riciclo con proprietà meccaniche estremamente scadenti. E' chiaro dunque che la ricerca di composti che abbiano un'effettiva capacità compatibilizzante per miscele plastiche è di grande interesse tecnologico oltre che scientifico. E' stato ampiamente dimostrato che l'addizione di copolimeri a blocchi o aggraffati opportunamente scelti è in grado di migliorare la situazione di incompatibilità tra due polimeri, riducendo l'energia interfacciale fra le fasi, creando una più fine dispersione di queste ed aumentandone la reciproca adesione, dando quindi luogo alla formazione di una microstruttura multifasica che può presentare una resistenza meccanica soddisfacente. Per questo sono stati preparati e caratterizzati copolimeri etilene-co-vinilalcol (EVOH) e polietilene-g-policaprolattone (PE-g-PCL) utili nella compatibilizzazione di miscele PE/PET (sia EVOH che PE-g-PCL), e di miscele PE/PVC (PE-g-PCL). Le miscele sono state preparate in diversi rapporti ponderali  e con diverse quantità di compatibilizzante, sia da soluzione che mediante un mescolatore interno di tipo Haake Rheomix, e dei prodotti risultanti sono state determinate sia la morfologia (mediante SEM) che le proprietà meccaniche (prove a trazione e impatto). Nel caso di blends PE/PET è stato inoltre preso in considerazione l'effetto dovuto alla presenza dei catalizzatori di transesterificazione residui nel PET sul processo di compatibilizzazione. I risultati hanno mostrato notevole diminuzione della separazione fra le fasi per le miscele compatibilizzate, dimostrando la possibilità di riciclare senza separazione preventiva miscele di PE, PVC e PET ottenendo materiali con soddisfacenti proprietà meccaniche.

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