1) Valutazione e confronto fra parametri emodinamici non invasivi
(eco-color-Doppler) e parametri invasivi (cateterismo delle vene
sovraepatiche - HVPG) nei pazienti con cirrosi epatica ed
ipertensione portale in varie situazioni cliniche.
2) Valutazione della popolazione >65 anni in tre comuni della
provincia di Bologna ai fini epidemiologici e di intervento sullo
stile di vita.
3) Studi sull'epidemiologia dell'epatocarcinoma e sulle alterazioni
emodinamiche conseguenti al suo trattamento con
chemioembolizzazione.
4) Ictus cerebrale in fase acuta: definizione dei fattori
prognostici e trattamento.
1) Valutazione e confronto fra parametri emodinamici non
invasivi (eco-color-Doppler) e parametri invasivi (cateterismo
delle vene sovraepatiche - HVPG) nei pazienti con cirrosi epatica
ed ipertensione portale in varie situazioni cliniche.
1a) Pazienti con cirrosi epatica candidati alla
profilassi primaria con beta-bloccanti: i dati eco-color-Doppler
portali e splancnici misurati prima dell'inizio della terapia
farmacologica e dopo tre mesi di trattamento vengono utilizzati con
lo scopo di identificare i pazienti con buona risposta
emodinamica (riduzione dell'HVPG di almeno il 20% rispetto al
valore basale). I risultati ottenuti suggeriscono che un
profilo emodinamico caratterizzato da una maggiore vasodilatazione
arteriosa splancnica contribuisce a predire una scarsa risposta
pressoria ai beta-bloccanti consentendo di selezionare il
trattamento più idoneo nelle varie condizioni di ipertensione
portale.
1b) Pazienti con cirrosi epatica e varici esofagee
senza insufficienza renale: è stata analizzata la correlazione tra
impedenza vascolare a livello delle diramazioni intraparenchimali
dell'arteria renale e HVPG. I dati ottenuti hanno evidenziato che
indici di resistenza e di pulsatilità al di sopra del normale sono
caratteristici di pazienti con ipertensione portale clinicamente
severa (HVPG >16 mmHg).
1c) Pazienti cirrotici con collaterali
porto-sistemiche addominali. I dati ottenuti documentano che la
presenza/comparsa, all'eco-color-Doppler, di circoli collaterali
identifica un sottogruppo di pazienti con ipertensione portale più
severa (HVPG >16 mmHg) ad alto rischio di morte per complicanze
della cirrosi epatica.
1d) Lo studio funzionale dell'emodinamica epatica con
mezzo di contrasto ecoamplificatore ha dimostrato che la velocità
di transito, calcolata a livello delle vene sovraepatiche, è
sensibilmente minore nei pazienti con cirrosi epatica rispetto ai
pazienti affetti da epatopatia cronica e rispetto ai controlli
sani. Sono in corso studi per valutare se esiste una
correlazione tra il tempo di transito del mezzo di contrasto nelle
vene sovraepatiche (HVAT: Hepatic Vein Arrival Time) e l'HVPG,
ovvero se al diminuire del HVAT incrementa la severità della
ipertensione portale come misurato dall'HVPG. I dati fino ad ora
ottenuti documentano tale correlazione. Come secondo obiettivo
dello studio si vuole inoltre osservare se il calo della pressione
portale ottenuto con la terapia farmacologica (beta-bloccante)
possa corrispondere ad una modificazione (incremento) della HVAT e
ad una corrispondente diminuzione dell'HVPG. Tale parametro
ecografico potrebbe così guidare la terapia dell'ipertensione
portale con metodica non invasiva.
1e) Profilassi del primo sanguinamento nei pazienti
cirrotici con varici esofagee senza precedenti emorragici. Continua
la ricerca dei parametri ecografici, laboratoristici e clinici più
idonei per l'dentificazione dei pazienti da sottoporre a
trattamento per la prevenzione del sanguinamento gastro-intestinale
da ipertensione portale (rottura delle varici gastro-esofagee,
gastropatia ipertensiva).
1f) Pazienti con cirrosi epatica compensata con
varici esofagee: valutazione della risposta emodinamica a breve e
lungo termine (tramite misurazioni, ripetute nel tempo, di
HVPG) della profilassi primaria con beta-bloccanti: i dati ottenuti
hanno dimostrato che un numero cospicuo di pazienti, risultati
responders emodinamici a un mese dall'inizio del trattamento con
beta-bloccanti, tendono a perdere la risposta emodinamica,
nonostante la continuazione della terapia, probabilmente per via
della naturale progressione della malattia epatica. Tali pazienti
ritornano a rischio di complicanze, e quindi di peggioramento della
patologia, comportandosi di fatto come non responders.
1g) Pazienti con cirrosi epatica compensata e varici
esofagee senza precedenti emorragici risultati non responders al
trattamento di profilassi primaria con beta-bloccanti
(propanololo): proseguono gli studi di valutazione delle
tecniche terapeutiche migliori in questo cospicuo sottogruppo di
pazienti. I dati fino ad ora ottenuti, analizzando varie strategie
terapeutiche (continuare beta-bloccante, cambiare beta-bloccante ad
es. utilizzando il più innovativo carvedilolo, aggiungere
nitroderivato, utilizzare la legatura endoscopica delle varici)
hanno mostrato una tendenza all'aumento dell'HVPG nei pazienti
sottoposti alla procedura di legatura perendoscopica delle varici e
una lieve tendenza al miglioramento in coloro in cui viene
utilizzato il carvedilolo.
2) Valutazione della popolazione >65 anni in tre comuni
della provincia di Bologna ai fini epidemiologici e di intervento
sullo stile di vita.
Nel dicembre 2003/gennaio 2004 è iniziata la valutazione, mediante
questionario inviato per posta, della popolazione di età superiore
ai 65 anni, di tre comuni della provincia di Bologna: Pianoro, Zola
Predosa, Sasso Marconi. Il questionario ha consentito di
raccogliere informazioni relative alla quantità dell'attività
fisica svolta, alla qualità della vita, al grado di autonomia, ai
fattori di rischio, in particolare ai fattori di rischio
cardio-vascolare, e ai farmaci assunti. I cittadini residenti nel
comune di Pianoro (“popolazione trattata”) sono poi stati
sottoposti a valutazione clinica, laboratorsitica e strumentale
(ECG, ecografia addominale, test di performance motoria). Sulla
base dei risultati ottenuti i cittadini sono stati invitati ad
incrementare la loro attività fisica secondo programmi motori
definiti con i colleghi della Facoltà di Scienze Motorie. Un
sottogruppo di soggetti è stato avviato ad un programma
individualizzato di attività fisica trisettimanale in palestra. In
questo sottogruppo sono state effettuate ulteriori indagini di tipo
cardio-vascolare (ecocardiografia, eco-Doppler carotideo,
valutazione della vasodilatazione endotelio-dipendente) che hanno
documentato che una adeguata attività fisica consente di ottenere
un miglioramento dei parametri di performance muscolare ed anche un
mantenimento delle performance cognitive, mentre si è assistito ad
un decadimento cognitivo nel sottogruppo di cittadini non
sottoposto ad attività motoria. Nel dicembre 2009, a distanza di 6
anni, alla stessa popolazione dei 3 comuni (Pianoro, Zola Predosa,
Sasso Marconi) è stato inviato lo stesso questionario che ha
consentito di rivalutare gli stessi parametri e quindi di
apprezzare le modificazioni avvenute in relazione a stile di vita,
fattori di rischio cardio-vacolare, farmaci assunti e grado di
autonomia. Nel periodo novembre 2010 - novembre 2011 è stato poi
eseguito il controllo clinico della popolazione “trattata”
(Pianoro) con lo scopo di definire se è stato possibile
incrementare l'attività fisica media in una popolazione anziana e
se questo incremento ha determinato vantaggi significativi in
termini di qualità di vita, di costi socio-sanitari, di morbilità e
di sopravvivenza, con particolare riferimento all'apparato
cardio-vascolare, alla sindrome metabolica e al decadimento
cognitivo. Prosegue l'analisi dei numerosissimi dati raccolti con
lo scopo di identificare i fattori prognosticamente sfavorevoli sui
quali si possa in futuro effettuare un intervento di prevenzione
delle complicanze maggiori, in particolare di tipo cardiovascolare.
Tutto col fine non solo di allungare la vita media ma soprattutto
col fine di migliorare la qualità di vita dei soggetti anziani. Con
i colleghi della Farmacologia è in corso una analisi dei dati
relativi al consumo dei farmaci al fine di definirne
l'apprpriatezza di impiego, i costi e i maggiori effetti
indesiderati.
3) Studi sull'epidemiologia dell'epatocarcinoma e sulle
alterazioni emodinamiche conseguenti al suo trattamento con
chemioembolizzazione.
3a) Continua la collaborazione col gruppo di studio
ITALICA (Italian Liver Cancer group), facendone parte dal momento
della sua istituzione. La raccolta di dati clinico-laboratoristici
e strumentali di pazienti con epatocarcinoma in numerosi centri
italiani (negli ultimi due anni è aumentato il numero dei centri
che aderiscono al Gruppo Italica) sta consentendo di definire
meglio l'epidemiologia della malattia nella popolazione italiana ed
i fattori che contribuiscono alla diagnosi precoce ed alla
prognosi. L'ampia casistica ed i numerosissimi dati raccolti
consentono anche di identificare i trattamenti più idonei nei vari
sottogruppi di pazienti e nei vari stadi della malattia.
3b) Valutazione dell'effetto della
chemioembolizzazione (CEAT) sulla pressione portale in pazienti con
epatocarcinoma su cirrosi epatica. L'effetto emodinamico
dell'occlusione arteriosa selettiva e dell'infusione di
chemioterapici a livello epatico in pazienti con HCC su cirrosi è
ancora poco noto. La valutazione dell'HVPG basalmente, durante il
trattamento e dopo 3 giorni dalla CEAT, momento della massima
citolisi conseguente al trattamento, contribuisce a chiarire tale
effetto. I dati raccolti documentano che in alcuni pazienti si ha
una netta riduzione della pressione portale subito dopo il
trattamento e che il valore di HVPG ritorna ai livelli basali in
terza giornata post-CEAT.
4) Ictus cerebrale in fase acuta: definizione dei fattori
prognostici e trattamento.
Nella Unità Operatica Complessa di Medicina Interna diretta
dal Prof. Zoli nel 2006 è stata attivata la Stroke Unit, reparto
dedicato all'assistenza dei pazienti con ictus cerebrale in fase
acuta. In tale struttura vengono ricoverati tutti i pazienti
(300-400/anno) che accedono al Policlinico S.Orsola-Malpighi di
Bologna per ictus cerebrale. Sono quindi in corso studi per la
identificazione dei parametri utili per la definizione della
prognosi in fase acuta, quindi potenzialmente utili per la
selezione dei pazienti che possono maggiormente giovarsi dei
trattamenti medici e riabilitativi precoci. Uno studio randomizzato
per valutare l'effetto di un trattamento precoce con atorvastatina
ad alte dosi ha documentato che tale trattamento riduce la
mortalità e la disabilità a 3-6 mesi dall'evento acuto.