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Vincenzo Tumiatti

Professore ordinario

Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita

Settore scientifico disciplinare: CHIM/08 CHIMICA FARMACEUTICA

Coordinatore del Corso di Laurea Magistrale a ciclo unico in Pharmacy

Temi di ricerca

Parole chiave: malattia di Alzheimer poliammine progettazione e sintesi di farmaci chimica farmaceutica agenti antitumorali farmaci multipotenti

L' attività di ricerca si inquadra nel settore della chimica farmaceutica, in particolare nella progettazione di piccole molecole (small molecules) in grado di interagire con target molecolari peculiari di alcune patologie come la malattia di Alzheimer e il cancro.

 

Inoltre, una linea di ricerca più generale, prevede lo sviluppo e l'applicazione del concetto del templato universale nella progettazione e sintesi di ligandi selettivi, a struttura poliamminica, per diversi sistemi recettoriali e/o enzimatici

 



 La maggior parte delle patologie più importanti, quali cancro, diabete e malattie neurodegenerative, sono definite come malattie complesse, cioè derivanti da un complicato network di cambiamenti biologici interdipendenti che avvengono nella cellula. Per rispondere con dei farmaci opportuni a questa straordinaria complessità, la chimica farmaceutica si sta indirizzando verso lo sviluppo di composti multifunzionali, cioè singole molecole non dotate di una sola attività nei confronti di un unico target opportunamente selezionato, ma in grado di interferire con diversi pathways biochimici alterati.  In particolare questo tipo di strategia è stato applicato per la progettazione di composti potenzialmente utili per il trattamento della malattia di Alzheimer e del cancro.

a) Il cervello di pazienti affetti dalla malattia di Alzheimer (AD) presenta vaste zone di degenerazione di fibre nervose in particolare colinergiche. Il danno neuronale è inoltre caratterizzato dalla comparsa di depositi extracellulari di proteina ß-amiloide (Aß). Questa linea di ricerca si basa sulla cosiddetta “ipotesi colinergica” che prevede, attraverso diverse strategie, di sopperire al deficit colinergico, caratteristico dei pazienti affetti da AD, tramite un aumento di acetilcolina (ACh) nella fessura sinaptica. Sono stati quindi sintetizzati inibitori dell'AChE (AChEI) avvalendosi della teoria del “templato universale”. Tale approccio aveva permesso in passato di arrivare a definire i requisiti necessari per una poliammina per inibire l'AChE, requisiti identificabili nella struttura di caproctamina (1), un derivato diammido-diamminico dotato di una notevole attività inibitoria nei confronti dell'AChE. Tale lead è stato sottoposto studi di ottimizzazione dai quali si è visto che l'introduzione di due etili sugli azoti basici laterali, insieme ai due gruppi metossili in posizione orto agli anelli aromatici porti ad un aumento di attività di 10 volte dell'attività inibitoria dell'AChE. Inoltre è stato anche studiato il ruolo della catena ottametilenica intermedia, e sfruttando l'approccio dell'analogo rigido, è stata sostituita con residui dipiperidinici e dianilinici. Questa ulteriore modifica di 1 ha portato ad aumentare ulteriormente i valori di inibizione verso l'AChE, accompagnato anche dalla capacità di inibire l'aggregazione di Aß. E' stato così possibile ipotizzare che tali derivati siano in grado di agire su due siti di ACh, il primo quello attivo e in grado di idrolizzare ACh, l'altro definito come sito periferico, coinvolto, tra l'altro, nella aggregazione di Aß. 

 

b) La patologia tumorale, come è noto, è caratterizzata dall'eccessiva proliferazione cellulare, e nel caso di tumori maligni, dalla formazione di tumori secondari metastatici.Sono state progettate piccole molecole in grado di interagire con bersagli molecolari importanti coinvolti nella patologia tumorale andando anche a modificare strutture di prodotti naturali.

Una linea di ricerca portata avanti da diverso tempo riguarda la progettazione e sintesi di derivati seguendo la teoria del templato universale. Essa è stata sviluppata in seguito ad una serie di ricerche sui derivati tetramminici, si basa sul fatto che le proteine recettoriali hanno un comune scheletro amminoacidico, circondato da sostituenti rappresentati dalle catene degli amminoacidi naturali. La differenza tra i vari tipi di recettore sarà dovuta alla natura e alla disposizione spaziale di questi gruppi sostituenti. Tra questi, per esempio, i residui carbossilato, carichi negativamente possono rappresentare un eccellente sito di ancoraggio di un ligando a carattere basico protonato a pH fisiologico. A seconda del tipo di recettore preso in considerazione, i siti anionici saranno collocati in posizione diversa, quindi un ligando che contenga una sequenza di cariche positive, come una poliammina, poste ad opportuna distanza fra loro, potrà legarsi preferenzialmente al recettore con la disposizione complementare delle cariche ioniche. E' lecito pensare che un'opportuna modulazione della distanza tra gli azoti di una poliammina possa discriminare tra le diverse famiglie di recettori e sottotipi recettoriali, mentre adatti farmacofori posti alle sue estremità sono in grado di aumentare l'affinità con quel dato sistema recettoriale e/o enzimatico. Le poliammine possono rappresentare dunque un supporto universale in grado di legarsi ad una struttura proteica come quella dei recettori o degli enzimi, mentre la modulazione del numero delle cariche positive, la loro distanza e il tipo di farmacoforo inserito ai due estremi della catena determinano la classe e il sottotipo di recettori coinvolti. Questa teoria è stata già applicata a diverse famiglie di recettori tra cui quello muscarinico, nicotinico ed adrenergico, portando alla scoperta di ligandi selettivi per la classe ed i relativi sottotipi recettoriali.