Le linee di ricerca sono focalizzate intorno ai beni pubblici e la
loro ‘produzione' mediante il coinvolgimento di stakeholders e/o
cittadini nei relativi processi decisionali. L'attività di ricerca
sulle politiche ambientali é iniziata già alla fine degli anni '70,
da allora ho scritto estesamente sull'argomento, anche in
prospettiva comparata. In tale ambito particolare interesse hanno
suscitato i conflitti ambientali connessi ai processi di
localizzazione e gli approcci di tipo negoziale impiegati per
affrontare tali conflitti. Più recentemente il mio interesse si é
rivolto verso approcci di stampo deliberativo utilizzati nella
gestione dei conflitti. Ho organizzato diversi eventi deliberativi,
fra cui nel 2005 una ‘Giuria di cittadini' che ha discusso le
misure di limitazione del traffico veicolare nel centro storico di
Bologna, e nel 2009 l'evento italiano del progetto WWViews sul tema
del cambiamento climatico in collaborazione con il Danish Board of
Technology. Il mio attuale campo prevalente di interesse riguarda i
processi partecipativi, in particolare di stampo
dialogico-deliberativo.
Democrazia deliberativa e gestione dei conflitti ambientali:
Nell'ultimo decennio la deliberazione è emersa come uno dei temi al
centro della teoria democratica. L'interesse della scienza
politica, originato dalla constatazione della distanza tra il
modello ideale di democrazia e la realtà dei sistemi politici,
affonda le sue radici nei movimenti sociali degli anni '60 e '70,
quando fanno la loro comparsa pratiche quali le Plannungzelle e le
Citizen Juries rispettivamente in Germania e negli Stati Uniti,
mentre le elaborazioni teoriche risalgono agli anni '80 (negli
scritti di Mansbridge, Barber, Habermas e altri). Da allora i
tentativi di realizzare l'ideale deliberativo si sono moltiplicati.
Oltre un migliaio di esperienze democratico-deliberative risultano
essere state condotte ad oggi al livello locale e, sia pure in
misura minore, al livello nazionale in molti paesi, ma non in
Italia. Se inizialmente la democrazia deliberativa esprimeva una
vena ‘antagonista' nei confronti della democrazia rappresentativa
cui contrapponeva un modello di democrazia diretta ispirata
all'antica polis ateniense o ai town meetings nel New England del
‘600, essa ha successivamente ridimensionato le proprie ambizioni,
ponendosi l'obbiettivo di ‘deepen democracy' e di proteggere i
sistemi democratici dalle tendenze che ne minacciano la coerenza
con le proprie premesse ideali. In quest'ottica, i teorici della
democrazia deliberativa ne hanno enucleato numerose potenzialità: -
Accresce la cultura civica rendendo i partecipanti cittadini
migliori, più consapevoli e attivi (rifacendosi in questo argomento
direttamente al pensiero aristotelico). - Produce decisioni
migliori, ovvero più ‘sagge' e razionali rispetto ad altri tipi di
processi. - Consente di giungere a posizioni reciprocamente
accettabili in caso di scelte che abbiano forti implicazioni
valoriali, incorporando conoscenze, valori e preferenze degli
attori e/o delle comunità interessate. - Aumenta la legittimità
delle decisioni. - Grazie al coinvolgimento degli interessati e ad
un conseguente senso di ‘proprietà' delle decisioni assunte,
aumenta le probabilità di successo nella fase di attuazione delle
politiche. - Influisce positivamente sulla responsiveness e
l'efficacia degli apparati amministrativi. La teoria deliberativa è
stata, naturalmente, oggetto di numerose critiche sotto il profilo
teorico. Inoltre riserve sono state espresse in merito alla sua
reale praticabilità e alla sua capacità di produrre i risultati
‘promessi'. Se si vuole che la democrazia deliberativa dia un
contributo alla teoria democratica, ma anche alla vita politica,
occorre dunque verificarne empiricamente le potenzialità -e i
limiti- mettendola alla prova; il che, si noti, è in sintonia anche
con il suo carattere fortemente pragmatico rivolto al problem
solving. La teoria della deliberazione è ancora nell'infanzia; per
farla maturare, un circuito positivo di
‘pratica-riflessione-pratica' è indispensabile per innescare quei
processi di social learning che portino a sviluppare approcci
praticabili ed efficaci, che a loro volta rendano credibile la
deliberazione agli occhi dei decision-makers e dell'opinione
pubblica. L'attività di ricerca é dunque focalizzata sulla
rielvazione e valutazione degli esiti dei processi di natura
deliberativa posti in essere in Italia. Nel 2007 é stata condotta
una ricerca finanziata dal Dipartimento della Funzione Pubblica e
coordinata da L. Bobbio (UNITO) su un campione significativo di
espereinze partecipative locali e regionali. L'approccio
deliberativo appare particolarmente adatto ai temi ambientali per
numerosi motivi (elevato grado di conflittualità, rilevanza
dell'aspetto cognitivo e valoriale, elevata complessità
tecnico-scientifico, esigenza di dare voce agli interessi diffusi).
In base a questa considerazione nel 2007 é stata presentata una
proposta di ricerca alla UE nell'ambito del 7 PQ (SSH-2007-1
Democratic ownership and participation) dal titolo 'Informed
Citizens Deliberating on the Climate Change Challenge in Europe'.
Nel 2013 si è concluso un progetto PRIN 'La qualità della
deliberazione' cui ho partecipato insieme a colleghi degli atenei
di Bologna, Torino, Siena, Trieste e Genova, e che si é concluso
con la pubblicazione di un volume ('La qualità della
deliberazione', a c . di L. Bobbio, Carrocci, 2013).