Mondino De’ Liuzzi

Medico e Anatomista, Docente di Medicina e Filosofia (Bologna, 1275 ca. – 1326).

A Mondino si deve la rivoluzionaria pratica dell’autopsia nell’insegnamento empirico della Medicina. Tale disciplina riuscì da allora a liberarsi gradualmente dalle teorie degli antichi, virando verso una concezione moderna del sapere.

Mondino De’ LiuzziMondino de’ Liuzzi nacque verso il 1275 a Bologna. Apparteneva a una famiglia originaria di Firenze (probabilmente il trasferimento a Bologna avvenne grazie al nonno), iscritta in città alla Società dei Toschi e registrata da più generazioni all’Arte dei medici e degli speziali.

Mentre il padre, Raniero, aveva proseguito l’attività commerciale del nonno Albizio, Mondino venne preso sotto la tutela dello zio Liuzzo, medico di una certa notorietà e maestro presso lo Studio.

Il giovane approdò poi nella prestigiosa scuola universitaria di Taddeo Alderotti, laureandosi in medicina nel 1292.

Assieme allo zio, iniziò a praticare e a insegnare presso il suo domicilio, nel quartiere di Porta Stiera (attuale via Ugo Bassi) dove, come molti altri maestri, tenne a pensione alcuni dei suoi studenti.

Non si sa esattamente quando riuscì a entrare nell’insegnamento universitario, ma verosimilmente si può credere che nei primi anni del XIV secolo fosse già inserito nei circuiti accademici come lettore di Medicina e maestro di Logica. Quando infatti, nel 1311, si trovò coinvolto in una rissa, venne prontamente prosciolto in quanto ‘privilegiata persona’, presumibilmente in merito alla sua docenza.

La fama di Mondino è legata soprattutto all’innovativa disciplina della dissezione anatomica, che egli per primo abbinò con sistematico rigore allo studio dei testi classici.

La prima autopsia di cui si ha notizia venne eseguita dall’ellenistica Scuola di Alessandria, nel III sec. a.C., ma il suo utilizzo come empirico strumento di ricerca venne sfortunatamente vietato dalle successive leggi romane e medievali per oltre 15 secoli.

Nel Basso Medioevo le moderne scuole mediche internazionali, prima tra tutte quella di Salerno, operavano ancora solo sulle carcasse di animali (per lo più maiali), mentre Bologna, anche in questo, aveva già anticipato i tempi. Fin dal 1265 il podestà aveva istituito un corpo di medici preposto al vulneratum, ossia all’accertamento sui cadaveri di ferite mortali. La mansione si era rivelata utile ed era stata inserita negli insegnamenti pratici dei medici del tempo, tanto che rudimentali nozioni autoptiche erano già ampiamente conosciute dai precursori di Mondino: Taddeo Alderotti, Gugliemo da Saliceto e Bartolomeo da Varignana.

Fu però su iniziativa del Liuzzi che la dissezione finalmente divenne indispensabile materia di insegnamento, regolata dagli statuti universitari e prevista da quelli cittadini.

Grazie al medico bolognese l’osservazione diretta tornò a pieno titolo tra le modalità dello studio del corpo umano, rimanendo tuttavia subalterna alle teorie dei testi classici, ora però finalmente rimessi in discussione dalle verità che il corpo rivelava allo sguardo degli specialisti.

Le ricerche di Mondino divennero fondamentali per le nuove generazioni di medici e anatomisti, che grazie all’insegnamento dei suoi alunni (come per esempio Guy de Chuailac, considerato padre dell’anatomia francese), potettero far progredire la medicina su un nuovo terreno scientifico e tecnico.

Non vi era scuola medica europea, fino alla seconda metà del XVI secolo, che non usasse il suo trattato Anathomia (1316): un vero e proprio manuale di dissezione, nel quale per la prima volta scomparvero le nozioni astrologiche e venne posto al centro del discorso l’uomo e la natura del suo corpo.

Accanto all’Anathomia, circolavano anche i suoi Commenti su Ippocrate, Galeno, Avicenna, e altri medici classici e islamici, i Consilia, specifici su alcune patologie e sui loro rimedi, e le Quaestiones, tra cui si ricorda la più nota: Utrum corpus sanum ut nunc habeat sanitatem acquisitam a rebus temporalibus, sive a tempore, vel ipsam habeat a generatione (1312).

La complessa pratica autoptica, come illustrano numerose miniature del periodo, prevedeva la suddivisione delle mansioni: il lettore, dalla cattedra, leggeva e commentava il testo scritto di riferimento, mentre l’ostensore indicava le parti sul copro del cadavere (usato in media per 4 lezioni), aperto dal bisturi dell’incisore (o settore).

Una di queste immagini, inserita proprio in un’edizione quattrocentesca del Liuzzi, aveva sollecitato, nel 1739, la fantasia dello storico Alessandro Macchiavelli. L’incisore dai lunghi capelli che opera sotto l’occhio vigile del maestro, venne spacciato dal falsario bolognese come una certa Alessandra Giliani da Persiceto, moglie di un assistente del Liuzzi e a sua volta discepola praticante. Probabilmente la storia romanzata, supportata da fantomatiche fonti, ebbe successo e venne ritenuta per oltre due secoli attendibile, poiché raccontata all’epoca di Laura Bassi, prima donna a salire su una cattedra moderna. Vi erano, inoltre, dei precedenti medievali ben più famosi, secondo i quali mogli, sorelle e figlie di illustri maestri avevano realmente ricoperto la docenza nello Studio bolognese.

L’effige del Liuzzi, oltre alle incisioni e alle stampe sui suoi trattati, si può ammirare nel seicentesco Teatro Anatomico dell’Archiginnasio, accanto alle statue lignee degli altri protagonisti della storia della medicina, così come sotto il portico di San Vitale e Agricola. Nella chiesa lo stesso Mondino aveva commissionato un’appropriata arca sepolcrale per l’amato zio nella quale anch’egli sarebbe stato inumato nel 1326. Sulla lastra che oggi si può ancora ammirare, Mondino è ritratto mentre insegna ai suoi scolari, come era uso nella Bologna del XIV e XV secolo, dove i docenti erano ricordati da tutta la città anche dopo la morte per i loro meriti didattici.