Maria Dalle Donne

Medica, Accademica e Direttrice della Scuola di Ostetricia di Bologna (Roncastaldo, BO 1778 – Bologna 1842).

Prima medica dell’Alma Mater Studiorum, Maria Dalle Donne nacque lo stesso anno nel quale Laura Bassi morì. Ne prese quindi il posto come laureata e docente eccezionale, da esaltare in quanto donna, ma da tenere comunque in disparte, in soprannumero. Per quarant’anni diresse la nuova Scuola di Ostetricia, dove istruì con professionalità e rigore moderne levatrici, che nel frattempo vedevano la loro millenaria professione elevata a disciplina medica e quindi, ‘necessariamente’, presa in carico e controllata dai dottori uomini.

Maria Dalle DonneMaria Nanni nacque sull’appennino Bolognese nel 1778 in un’umile famiglia contadina. A causa di una malformazione alle spalle le si risparmiò i lavori nei campi e la si affidò al cugino paterno, il diacono di Medicina, don Giacomo Dalle Donne, di cui avrebbe poi assunto il cognome.

Questi, come si evince da una sua lettera del 1789, si accorse fin da subito delle doti innate della giovane

«Ho con me una fanciulla bolognese di undici anni, che parla e scrive il latino, e si dedica agli studi umanistici. Si possono riporre su di lei tutte le speranze di recuperare Laura Bassi»

e pensò bene di presentarla  al medico e botanico Luigi Rodati, che la istruì alle lettere così come alle scienze.

Quando Rodati, nel 1792, divenne professore di Patologia e Medicina legale, portò con sé a Bologna Maria, che ebbe modo di essere formata da numerosi docenti dello Studio: il matematico Sebastiano Canterzani le impartì Filosofia, Giovanni Aldini Fisica, Gaetano Uttini Anatomia e Patologia, infine Tarsizio Riviera Ostetricia.

Quest’ultima disciplina, proprio a Bologna, era entrata a far parte degli insegnamenti accademici, da quando, nel 1757, l’Istituto delle Scienze aveva affidato a Giovanni Antonio Galli prima e a Luigi Galvani poi la direzione del nuovo corso sperimentale.

Ancora oggi nelle sale museali di Palazzo Poggi -sede dell’Istituto e, successivamente, dell’Università- si possono ammirare i tanti strumenti e le sofisticate plastiche usate nella didattica ostetrica, alla quale partecipavano tanto gli studenti di medicina quanto le levatrici. Queste, per una questione di ‘decoro’, entravano da una porta secondaria e venivano istruite alle regole basilari, mentre vedevano la loro arte, per millenni tramandata da donna a donna, trasformarsi in materia medica, presto controllata dall’egemonia ospedaliera maschile.

L’obiettivo del Riviera, tuttavia, non era quello di rendere Maria una semplice ostetrica, ma era quello più ambizioso di crearla medica.

Così la giovane, nell’agosto del 1799, dimostrò la sua erudizione in una lunga disputa pubblica, tenuta in San Domenico, dopo la quale potette sostenere l’esame di laurea il 19 dicembre dello stesso anno. Ad accompagnarla all’evento, che richiamò l’attenzione di tutta la città, si propose Clotilde Tambroni, docente di lingua e letteratura greca, che la condusse nel teatro anatomico dell’Archiginnasio tra gli sguardi ammirati dei colleghi e di numerose donne accorse per l’occasione. Le due tesi esposte riuscirono ad attestare la perfetta padronanza della materia in numerose sue branche, evidenziando un interesse particolare nei confronti di ostetricia e mettendo in evidenza l’aggiornamento di Maria su temi ancora poco trattati, come la circolazione placentare e le malformazioni fetali.

Ulteriore traguardo fu poi l’abilitazione all’insegnamento, che la Dalle Donne ottenne nel maggio del 1800. Nuovamente in San Domenico la ventiduenne espose due tesi, affrontando l’ultima fatica, la terza tesi, in Archiginnasio con eccezionale attenzione rivolta alla salute femminile in fase di gestazione e alla circolazione del sangue nell’utero.

Era il 31 maggio 1800 e Maria Dalle Donne veniva iscritta in soprannumero all’Accademia dei Benedettini, come era accaduto a Laura Bassi 55 anni prima.

Come la sua celebre predecessora, anch’ella venne celebrata dallo Studio in quanto donna e in quanto vanto internazionale e dovette lottare affinché lo status accademico raggiunto venisse premiato con un’effettiva mansione.

Questa arrivò solo nel 1804 ma, mentre la Bassi era riuscita a ottenere una docenza interna, la Dalle Donne dovette accettare un ruolo esterno come direttrice della neonata Scuola di Ostetricia.

Ne fu responsabile per quasi 40 anni, gran parte dei quali dovette ospitare nella sua abitazione le giovani levatrici e i corsi a loro impartiti. Fin da subito si dimostrò ben conscia dell’importanza della selezione delle matricole, e della doverosa assunzione di un atteggiamento severo e ligio, consapevole com’era delle difficoltà della professione e dei rischi che si andava a correre, soprattutto nei piccoli centri abitati, lontani dal supporto ospedaliero.

D’altro canto è testimoniata la sua attenzione alle esigenze delle ragazze, soprattutto di quelle meno abbienti, alle quali non lesinava aiuti economici, memore e riconoscente com’era dei tanti sostegni ricevuti ella stessa.

Oltre alla pensione benedettina, infatti, ebbe il supporto dal filantropo Prospero Ranuzzi, che le assegnò una rendita annua e le fece dono di una preziosa raccolta di strumenti scientifici.

Quando l’amica Clotilde Tambroni recitò l’orazione inaugurale dell’anno accademico 1805/06 la celebrò come ultimo anello di una serie di donne dotte e docenti, come promessa di un ulteriore ampliamento degli spazi delle donne all’interno dell’Università. Purtroppo però i tempi stavano rapidamente cambiando e con le trasformazioni napoleoniche, seguite dal ripristino papalino, l’esperienza straordinaria del Settecento bolognese, andò bruscamente a terminare e si dovette aspettare la fine del XIX secolo per rivedere un lento ritorno accademico di studentesse e professoresse.


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