Iacopo di Porta Ravegnana

Giurista e Maestro di Diritto romano (Bologna, inizi del XII secolo – Bologna, 1178)

‘Jacopus id quod ego’. È così che il morente Irnerio, attraverso le parole fantasiose del giudice lodigiano Ottone Morena, saluta per l’ultima volta lo studente Iacopo di Porta Ravegnana che gli sta accanto assieme agli altri tre dottori dello Studio bolognese, Bulgaro, Martino Gosia e Ugo di Porta Ravegnana. ‘Iacopo come fossi io’. Una specifica che ha fatto intendere per secoli come Irnerio morente avesse designato Iacopo a proseguire la sua scuola. Nella realtà dei fatti tuttavia sembra più plausibile vedere tra i due una maggiore affinità che con gli altri.

Iacopo di Porta Ravegnana nacque all’inizio del XII secolo nell’antico quartiere bolognese nel quale si trovava la porta da cui iniziava la strada per Ravenna, Porta Ravegnana, per l’appunto.

Come Bulgaro, Martino Gosia e Ugo, anche Iacopo fu allievo di Irnerio ma, essendo il più giovane tra i quattro, si crede abbia poi proseguito gli studi presso le Scuole dei compagni già divenuti Dottori.

Nonostante nei suoi numerosi lavori presenti spesso affinità con Bulgaro, rigoroso e ortodosso seguace del Corpus Iuris Civilis, e si discosti sovente da Martino, aperto al lascito giuridico canonico e longobardo, in alcuni casi sembra che, come quest’ultimo, si ponga anch’egli seriamente il problema del rapporto tra diritto romano e diritto divino, tra leges e conones.

Per Iacopo, infatti, mentre le leges romane non possono essere messe in discussione dai canones ecclesiastici, il Diritto giustinianeo può invece trovare un degno contraddittorio nello ius divino.

Questa cultura ibrida, che non disdegna neppure l’utilizzo delle arti liberali e di un certo linguaggio letterario (cosa assai rara nelle prime generazioni di glossatori bolognesi), porta a credere ad un suo intervento nel Decretum di Graziano, arricchito di normative romane durante il periodo nel quale il noto giurista canonico insegnò a Bologna.

Traspare quindi una certa libertà nell’approccio alla Giurisprudenza, che si riscontra anche nel suo insegnamento e nelle sue consulenze, di cui si ha testimonianza dal 1151 al 1169.

Se si escludono due documenti modenesi nei quali compare un non ancora identificato ‘dominus Jacobus’, la totalità delle testimonianze si ascrive al territorio bolognese, in massima parte inerenti l’attività dello Studio, ma anche alla consulenza che, come gli altri tre dottori, Jacopo fece al primo podestà cittadino, Guido di Raniero da Sasso.

Ciò che lo rese tuttavia famoso fu l’incontro con Federico I di Svevia, che nel 1155 concesse, probabilmente anche su sollecito degli stessi ‘quattro dottori’, la Constitutio Habita, con la quale l’imperatore si dichiarava protettore degli studenti, che ora avevano garantita indipendenza dalla giurisdizione della città nella quale avevano trovato residenza.

Quando poi, nel 1158, il Barbarossa si recò a Roncaglia per decretare la sua supremazia sulle città ribelli lombarde, Ugo, assieme agli altri tre maestri dello Studio, venne chiamato a perorare la causa imperiale attraverso il supporto della legge romana.

Grande conoscitore del Corpus Iuris Civilis, delle quali fece glosse di tutte le sue parti, Iacopo si interessò con particolare attenzione alla materia fiscale, a quelle penale e soprattutto a quella legale.