Giovanni Capellini

Geologo, Paleontologo, Rettore dell’Alma Mater Studiorum, Presidente del Comitato Geologico Italiano, Senatore del Regno d’Italia (La Spezia 1833 – Bologna 1922).

Tra i primi in Italia a credere e diffondere le rivoluzionarie teorie di Darwin, Giovanni Capellini fu uno dei rettori più attenti al rilancio dell’Alma Mater Studiorum nella modernità e nel mondo globale che si stava costruendo a fine Ottocento. A lui si deve infatti la pianificazione dell’ampliamento della cittadella universitaria, ma soprattutto la predisposizione dei festeggiamenti dell’VIII Centenario, cerimonia indispensabile per far riemergere il più antico Studio d’Occidente a livello internazionale.

Giovanni CapelliniGiovanni Capellini nacque nel 1833 in una modesta famiglia di La Spezia.
Non volendo proseguire la professione paterna di musicista, venne inizialmente instradato alla carriera ecclesiastica, approdando al piccolo seminario di Pontermoli dove divenne prefetto e dove ebbe modo di avvicinarsi per la prima volta alla geologia, intrecciando subito rapporti epistolari con professionisti del settore.

Dopo la morte del padre, nel 1854, potette finalmente iscriversi all’Università di Pisa, usufruendo del sussidio che il municipio natale gli volle offrire. Ad attenderlo era il professor Giuseppe Meneghini, direttore dell’Istituto geologico pisano e capo della rinomata Scuola geologica toscana, la più all’avanguardia del tempo.

Laureatosi nel 1858, Capellini decise di viaggiare in Italia e all’estero per approfondire le sue ricerche e i suoi studi e quando tornò, nel 1861, venne nominato professore di Storia naturale nel Collegio nazionale di Genova, dove rimase per un brevissimo periodo.

Nello stesso anno, infatti, il ministro della Pubblica Istruzione, Terenzio Mamiani, lo mandò a Bologna a ricoprire la cattedra di Geologia e a dirigerne l’Istituto, che grazie a lui ebbe un risalto internazionale.

L’anno seguente continuò le sue esplorazioni che lo condussero in giro per il Nord America e l’Est europeo, tenendosi sempre aggiornato sulle novità che in quel periodo arricchivano costantemente la letteratura scientifica. Fu tra i primi, ad esempio, a esaminare e diffondere le teorie di Darwin.

La posizione rinomata che l’Alma Mater Studiorum aveva raggiunto grazie a lui e ad altri illustri professori, chiamati sempre dal ministro Mamiani, fece sì che, nel 1871, si riunisse a Bologna il V Congresso internazionale di archeologia e antropologia.

La necessità di creare una comunità transnazionale anche del suo settore, portò Capellini a ideare il Congresso geologico internazionale, che venne ospitato nel suo secondo incontro del 1881 nella rifiorita università bolognese. L’evento ottenne risultati sorprendenti e vide costituirsi, sempre sotto la direzione di Capellini, affiancato da Quintino Sella e da Felice Giordano, la Società geologica italiana (1881). Fu per lo scienziato ligure un vero trionfo, suggellato dall’inaugurazione nello stesso anno del nuovo Museo geologico, che ancora oggi porta il suo nome. Il museo nacque dalle antiche raccolte geologiche e paleontologiche di Aldrovandi, Cospi, Marsili e Monti, già riunite presso l’Istituto delle Scienze, che ora si andavano ad arricchire notevolmente grazie ai nuovi ritrovamenti post-unitari, subito predisposti da Capellini al suo arrivo a Bologna.

Ma l’anno davvero memorabile per il geologo fu il 1888.

Capellini aveva già ricoperto il rettorato dal 1874 al 1876 e la riconferma della carica dal 1885, gli aveva permesso di escogitare assieme a un Comitato apposito (nel quale era anche l’amico Giosue Carducci), il grande rilancio dell’Alma Mater Studiorum attraverso la celebrazione del suo VIII Centenario. Prendendo spunto dai festeggiamenti che in Europa altre università, ben più giovani, avevano già organizzato, il Comitato decise di promuovere lo storico Studio felsineo rilanciando la primogenitura di questi e decidendo, più o meno arbitrariamente, la data della sua comparsa: il 1088. L’Italia stava ancora cercando le basi collettive del suo percorso d’unificazione e Bologna così si presentò all’appello come la città del Comune merlato e come la madre delle università. Con pochi soldi ma con tutto l’entusiasmo di un periodo frizzante e positivo (nel 1876 era stata ultimata la nuova stazione ferroviaria, nel 1879 erano stati inaugurati i Giardini Margherita, dove nello stesso 1888 si stava svolgendo la Grande Esposizione Emiliana), l’evento riportò alla ribalta non solo l’Alma Mater Studiorum, ma tutta Bologna, che al cospetto dei regnanti Umberto I e Margherita di Savoia, ascoltava con entusiasmo nel cortile dell’Archiginnasio il discorso solenne del Carducci.

Nello stesso anno Capellini, assieme all’ing. Giovanni Barbiani, stava predisponendo la cittadella universitaria che si andava a inserire nel più complesso Primo Piano Regolatore della città (1886-89) e che vedeva la nuova via Irnerio come asse scientifico dell’antica istituzione.

Dal 1889 al 1912, l’anziano professore ereditò dal suo nume tutelare, il prof. Meneghini, la carica di presidente del Comitato geologico italiano, che dal 1861 si stava adoperando per la realizzazione della Carta geologica italiana, elemento scientifico quanto politico della neonata nazione.

Durante questo lungo periodo direzionale riuscì ad arrivare in Senato nella XVII legislatura (1890) e ad essere nuovamente eletto rettore (1894-95), mentre nel 1907 si adoperò per lasciare uno dei suoi più importanti contributi alla sua università: la ri-costituzione del Museo Aldrovandi. Dopo le dovute celebrazioni del terzo centenario della scomparsa dell’illustre scienziato rinascimentale, il nucleo espositivo che Capellini ricompose divenne il punto di partenza della grande musealizzazione del patrimonio scientifico che all’inizio XIX secolo l’Istituto delle Scienze consegnò all’Università e che, dopo smembramenti e diaspore, si è oggi in parte riunito nelle sedi originarie di Palazzo Poggi.