Bulgaro

Giurista e Maestro di Diritto romano (Bologna, 1085 – Bologna, 1166)

‘Os aureum’. È così che il morente Irnerio, attraverso le parole fantasiose del giudice lodigiano Ottone Morena, saluta per l’ultima volta lo studente Bulgaro che gli sta accanto assieme agli altri tre dottori dello Studio bolognese, Martino Gosia, Jacopo e Ugo di Porta Ravegnana. Forse il più importante dei quattro, Bulgaro, ‘bocca d’oro’, era il più ligio nel seguire i precetti giustinianei del Corpus Iuris Civilis, analizzati e impartiti nella sua rinomata Scuola.

Sono pochi i riferimenti biografici che riguardano Bulgaro, uno dei ‘quattro dottori’ discepoli di Irnerio.

Nato presumibilmente a Bologna da una famiglia non nobile, frequentò assieme a Martino Gosia, Jacopo e Ugo di Porta Ravegnana il grande maestro, che li istruì in Diritto romano, affidando loro il compito di proseguire lo studio sistematico del Corpus Iuris Civilis, la sua interpretazione e il suo insegnamento.

Come gli altri, anche Bulgaro aprì una sua scuola legata all’uso delle glosse: annotazioni che si apponevano in interlinea (dal XII secolo ai margini) dei manoscritti e delle loro copie con commenti, riferimenti e spiegazioni da parte dello studioso.

Verosimilmente Bulgaro impartiva le lezioni presso la sua abitazione, la cui ubicazione viene tutt’oggi ricordata dalla cappella eretta a metà del ‘500 all’interno del Palazzo dell’Archiginnasio, nominata per l’appunto Santa Maria dei Bulgari, in ricordo di una probabile cappella preesistente legata al quartiere familiare dove l’illustre giurista e la sua famiglia avevano trovato alloggio e avevano prosperato.

La sua scuola, molto probabilmente la più rinomata in città, andò presto a scontrarsi con quella del collega Martino Gosia, che si differenziò dalla linea rigorista impartita da Irnerio, sostenendo una maggiore flessibilità interpretativa della legge romana e una particolare apertura nei confronti del diritto canonico e persino di quello germanico.

Il pensiero di Bulgaro e dei suoi seguaci era invece quello di ricercare una più filologica sicurezza nel testo giustinianeo, portando la giustizia ad un alto livello di astrazione e intransigenza.

Come gli altri tre dottori, anche Bulgaro viene chiamato dalle fonti coeve e posteriori sia come legis doctor, in riferimento alla sua mansione pedagogica, sia come causidicus, a riprova dell’impegno come consulente per cause private e pubbliche.

Le più celebri furono offerte a Federico I Barbarossa.

L’imperatore, sceso in Italia per rimediare ai dissidi coi Comuni, giunse a Bologna nel 1155, anno nel quale, come testimonia un cronista anonimo bergamasco, ebbe modo di incontrare i dottori (certamente i ‘quattro’) e i loro studenti. Molto probabilmente in quell’incontro vennero presentate allo svevo le richieste di protezione da parte del nascente Studio che andarono a confluire nella Constitutio Habita, documento che può essere considerato come la certifica istituzionale dell’Alma Mater Studiorum e come la prima attestazione internazionale della nascita delle università europee. Nella Constitutio Habita l’imperatore proibiva ogni tipo di rappresaglia sugli scolari stranieri, garantendo loro la sua protezione e sottraendoli dalla giurisdizione locale, al posto della quale essi potevano scegliere di sottoporsi al giudizio del vescovo o del loro maestro.

Non si sa ancora se tale decreto sia stato emanato nel 1155 o se sia stato inserito nel Corpus Iuris Civilis in occasione del successivo incontro tra i quattro dottori e Federico Barbarossa, avvenuto a Roncaglia nel 1158. In questo secondo ritrovo, Bulgaro e i colleghi bolognesi vennero appositamente chiamati per certificare da un punto di vista legale i diritti imperiali di sovranità sul regno italico e quindi sui Comuni. I ‘quattro dottori’ convalidarono le pretese del Sacro Romano Impero, che comportarono la privazione alle città italiane delle regalie e l’imposizione su esse della figura del podestà, magistrato con poteri amministrativi e giuridici.

Il rispetto delle leggi imperiali romane, calate sull’allora situazione europea, complessa e frastagliata, non comportò ritorsioni sullo studio bolognese, che semplicemente aveva portato con sé i regolamenti passati in una visione del diritto pubblico del tutto astratta. Lo stesso comune bolognese rispettò la sentenza della dieta di Roncaglia, almeno fino a quando, nel 1167, non si unì alla Lega Lombarda, che avrebbe portato il Barbarossa alla capitolazione del trattato di Costanza (1183), nel quale le città italiane riottennero parte delle loro autonomie.

Era tuttavia già terminato il tempo dei quattro dottori, che avevano nel frattempo lasciato a Bologna il loro esempio e affidato alle Scuole dei glossatori il proseguo dei loro lavori.

Bulgaro morì verosimilmente nel 1166 e, come ricorda una lapide sulla facciata della chiesa di San Procolo, trovò sepoltura proprio nel sagrato della stessa, accanto all’eterno rivale Martino Gosia, di fronte al luogo che per quasi cinque secoli rimase sede ufficiale delle assemblee degli studenti di Diritto provenienti dai paesi ultramontani.