Anna Morandi Manzolini

Scultrice e Accademica. Modellatrice presso la cattedra di Anatomia (Bologna, 21 gennaio 1714 – Bologna 9 luglio 1774).

Nata nell’anno di apertura dell’Istituto bolognese, poco più giovane di Laura Bassi, Anna Morandi fu tra le protagoniste di una riforma culturale e sociale che solo a Bologna aveva avuto modo di verificarsi, anche se per breve tempo. Era il secolo delle docenti.  Ella salì in cattedra per impartire nozioni di anatomia e soprattutto per implementare le conoscenze dei medici attraverso le sue opere in cera. Dal marito Giovanni Manzolini apprese la particolare arte della ceroplastica e divenne ben presta famosa per la peculiare attenzione scientifica dei suoi manufatti. 

Anna Morandi ManzoliniAnna Morandi nacque a Bologna nel 1714 in una famiglia di condizioni economiche modeste. Nonostante ciò ebbe modo di studiare disegno e scultura presso gli atelier di Giuseppe Pedretti e Francesco Monti, dove incontrò Giovanni Manzolini, suo futuro marito.

I due si sposarono nel 1740 ed ebbero otto figli, dei quali solo due raggiunsero la maggiore età.

Manzolini, specializzato nell’arte della ceroplastica, entrò nel 1742 come collaboratore nello studio di Ercole Lelli, suo vecchio compagno all’Accademia Clementina. A questi il pontefice bolognese Benedetto XIV aveva richiesto numerosi manufatti in cera che potessero servire alla didattica anatomica all’Accademia delle Scienze, presso l’Istituto cittadino.

A quei tempi il Lelli era il campione indiscusso di quest’arte antica, che fin da Leonardo era servita per studiare e riprodurre il corpo umano e che proprio lo scultore bolognese aveva affinato rendendola una pratica sistematica. Le cere bolognesi erano famose in tutta Europa per la loro verosimiglianza e per la cura realistica dei dettagli istologici e anatomici e, rispetto a quelle fiorentine, più idealizzate, prevedevano addirittura l’utilizzo di ossa e altre componenti umane, richiedendo agli artisti esecutori gradi abilità manuali e tecniche, ma anche aggiornate conoscenze mediche e scientifiche.

Durante questo periodo di cooperazione, Manzolini approfondì l’esamina del funzionamento anatomico e delle patologie dei singoli organi (testimonianza di ciò ne danno i suoi scritti conservati nell’archivio dell’Accademia delle Scienze), differenziandosi così dal collega, ancora circoscritto all’osteologia e alla miologia, che tuttavia continuava ad avere maggiore apprezzamento e sostegno. Tra i due nacque inevitabilmente un diverbio che portò, nel 1745, al licenziamento dell’assistente.

Questa, probabilmente, fu la fortuna di Anna Morandi, che venne prontamente chiamata ad aiutare il marito, resosi autonomo nella propria abitazione.

È difficile distinguere le opere dei due. Anche Anna era certamente già ferrata nell’analisi anatomica e ora, affiancando Giovanni, ebbe modo di farsi notare come vera protagonista ceroplasta. Assieme realizzarono, intorno al 1750, le tavole commissionate dal professore Giovanni Antonio Galli per il nuovo Laboratorio di Ostetricia, presso l’Istituto.

Quando poi, nel 1755, il marito morì, la Morandi venne aggregata come accademica d’onore all’Accademia Clementina e l’anno seguente ricevette dal Senato bolognese la nomina di modellatrice presso la cattedra universitaria di Anatomia con la possibilità, concessa solo ai docenti più prestigiosi, di poter insegnare nei proprio appartamenti.

Nonostante le 300 lire bolognesi annue che le furono offerte per tale incarico, le finanze della Morandi non erano sufficienti al suo sostentamento (ella chiese invano all’Assunteria dello Studio, organo preposto agli stipendi, un aumento), tanto che fu costretta ad affidare il figlio maggiore, Giuseppe, a un’istituzione caritatevole (l’oratorio di S. Bartolomeo di Reno).

La fortuna tuttavia mutò le condizioni della plasticatrice. Mentre il figlio Giuseppe fu adottato dal conte Flaminio Solimei che, prima di morire nel 1758, aveva disposto che venisse tirato a sorte un orfano per proseguire la sua casata, essendo egli senza eredi; la stessa Anna venne più tardi accolta nella sontuosa dimora del senatore Girolamo Ranuzzi, suo grande estimatore.

Nei suoi nuovi appartamenti ospitava colleghi e ammiratori da ogni dove: tra questi si ricorda l’imperatore Giuseppe II d’Asburgo (1769).

Ella infatti era divenuta, come la sua coetanea e collega Laura Bassi, una vera attrazione bolognese e dalle corti europee così come dai cenacoli e dalle accademie le arrivavano continue offerte e inviti. Persino la prestigiosa Royal Society londinese e la zarina Caterina II tentarono di chiamarla a sé.

Le sue capacità scultoree erano costantemente arricchite da approfondimenti e studi sul corpo umano, così da por soddisfare le sempre maggiori richieste dei suoi committenti: medici, anatomisti, chirurghi, che ora richiedevano anche la riproduzione di piccoli parti organiche e di sezioni affette da particolari patologie.

Mentre ancora è un mistero la complessa tecnica con la quale operava, sono chiare le sue fonti scientifiche e teoriche. Alla Biblioteca Universitaria di Bologna si conserva infatti il manoscritto 2193 nel quale la stessa Morandi ha annotato le sue personali osservazioni analitiche e i riferimenti di cui si avvaleva, derivanti da numerosi trattati, tra cui quelli di Antonio Maria Valsalva, Giovan Battista Morgagni e Giulio Casseri.

I suoi volumi come le preparazioni e gli strumenti del mestiere vennero comprati dall’amico Ranuzzi che, nel 1776, due anni dopo la scomparsa della Morandi, li cedette all’Istituto delle Scienze.

Confluirono poi in palazzo Poggi anche le opere raccolte dal figlio Giuseppe e quando L’Istituto bolognese venne sciolto e nell’edificio si trasferì l’Università (1803), le collezioni divennero materiale didattico per le lezioni di anatomia che si tenevano nell’ex chiesa di Sant’Ignazio, poco distante. Vennero poi locate nel nuovo Istituto di Anatomia in via Irnerio (1907) e lì rimasero fino al 2000, quando in palazzo Poggi aprì il Museo universitario.

Tornarono quindi nelle stanze originarie le 56 opere di Anna Morandi e del marito Giovanni Manzolini, che ancora sono l’una accanto all’altro sotto forma di busti in cera.

Gli splendidi ritratti furono eseguiti dalla stessa Anna, agghindati con decorose e preziose vesti, gli sguardi rivolti ai loro pensieri, mentre le mani trafficano indaffarate: quelle di lei su un cervello, quelle di lui su un cuore aperto.