Alessandro Achillini

Umanista, filosofo e medico, docente in Logica, Filosofia naturale e Medicina teorica (Bologna, 20 ottobre 1463 – Bologna, 2 ottobre 1512).

Chiamato dai contemporanei “il secondo Aristotele”, Alessandro Achillini fu un degno rappresentante della cultura umanistica a cavallo tra XV e XVI secolo. Medico e Filosofo, si associò alla corrente aristotelico-averroista dei sigieriani, in parte influenzati dall’opposta filosofia neoplatonica.

Alessandro AchilliniNato a Bologna nel 1463 -anno nel quale salì al potere Giovanni II Bentivoglio-, Alessandro Achillini studiò presso l’Alma Mater Studiorum, laureandosi in Filosofia e Medicina nel 1484 (Giovio sostenne che ebbe modo di frequentare per tre anni anche lo Studio parigino).

Entrò quindi nel novero dei professori universitari: dapprima come docente di Logica (1484-1487), di Filosofia naturale (1487-1494), di Medicina teorica (1494-1497); in seguito come dottore di entrambe le ultime due discipline (1497-1506).

Fin da subito adoperò la stampa come nuovo ed efficace mezzo di promozione delle sue scoperte e delle sue riflessioni. Così uscirono a Bologna i Quodlibeta de intelligentiis (1494), sulla ricerca averroistica e fideistica, i quattro libri del De orbibus (1498), sulla concezione concentrica delle sfere sulle quali ruotano i pianeti avversa a quella tolemaica, l’Opus septisegmentatum assieme a sei opere pseudoaristoteliche (1501), il De intellectu (1501) del greco Alessandro di Afrodisia, il De animae beatitudine (1501) di Averroè,  la Quaestio de subiecto chyromantiae et physionomiae (1503), dedicata all’amico astrologo e chiromante Bartolomeo della Rocca (il volume venne messo all’Indice nel 1590), la Quaestio de potestate syllogismi, la Quaestio de subiecto medicinae (1504), dove prosegue le indagini di Mondino de’ Liuzzi, e il De elementis (1505).

Il suo ruolo di rinomato umanista si intrecciò a quello di indispensabile cortigiano della corte bentivolesca, grande sostenitrice dell’Università degli Artisti, alla quale l’Achilini era iscritto. Ciò comportò inevitabilmente la sua fuga, quando, nel 1506, papa Giulio II riprese possesso della città, mandando in esilio non solo Giovanni II e la sua famiglia, ma anche nobili e intellettuali che erano stati loro sostenitori.

L’Achillini così riparò a Padova, dove gli venne offerta la cattedra di Filosofia naturale, già ricoperta da Pietro Pomponazzi.

In quel periodo la città veneta era fucina della corrente aristotelica, in netto contrasto con la scuola neoplatonica fiorentina. Anche all’interno dell’aristotelismo si trovavano diverse correnti di pensiero, più o meno fedeli all’interpretazione medievale data da Averroè, e i due professori allora all’apice delle loro carriere non persero tempo a entrare in contrasto.

Nel 1508 L’Achillini tornò a Bologna dove riprese l’insegnamento di Filosofia e di Medicina fino al 1512, anno della sua morte (è sepolto nella chiesa di San Martino Maggiore)

Risalgono a quest’ultimo periodo il De distinctionibus (1510), il frammento del De physico auditu (1512) sulla composizione ossea dell’orecchio, mentre sono postume il De proportionibus motuum (1516) e le Anatomicae annotationes (1520).

L’intera produzione letteraria dell’Achillini (eccetto le Anatomicae annotationes), venne poi stampata a Venezia nel 1545 dal suo allievo e sostituto Panfilio dal Monte, il cui palazzo su via Galliera oggi è sede universitaria del Centro interdisciplinare di ricerca in Storia del Diritto, Filosofia e Sociologia del Diritto e di Informatica giuridica.

La sua cultura eterogena, eclettica, spesso intrecciata alle discipline occulte, lo rese personaggio insolito e magnetico, capace di attrarre sotto la sua cattedra studenti come semplici uditori, pronti a pronunciare il motto “aut diabolus aut Achillinus”.

A rendere in immagine questa intelligenza errabonda e vorticosa fu il conterraneo Amico Aspertini nel suo ritratto oggi conservato agli Uffizi. Tra i due c’era di certo affinità in quanto a stravaganza ed espressività e così l’artista bolognese seppe immortalare il professore ‘diabolico’ nelle vesti di un malinconico scapigliato dalle vesti consunte e logore.