Accursio

Giurista, Maestro di Diritto romano e redattore della Magna Glossa (Certaldo o Impruneta, FI, 1184 ca. – Bologna 1263).

È come se Accursio, con la sua Magna glossa, raccolta sistematica di 97.000 annotazioni sul Corpus Iuris Civilis, avesse voluto ricapitolare e trarre una summa della Scuola dei Glossatori, che a Bologna si era concentrata sull’interpretazione del testo giuridico giustinianeo fin dagli albori dello Studio. Dopo la sua generazione, infatti, sarebbe ascesa la Scuola dei Commentatori e una nuova stagione dell’analisi e della diffusione del Diritto romano.

AccursioNato nella provincia fiorentina, all’inizio degli anni ’80 del XII secolo, da una famiglia contadina di buone fortune, Accursio si trasferì a Bologna nel 1218 non più giovanissimo.

Nel 1220 iniziò a insegnare Diritto romano, affiancando il celebre Azzone e ottenendo fin da subito fama, potere e persino la cittadinanza (continuerà comunque a firmarsi come fiorentinus).

Il contatto con l’anziano giurista gli permise di avere un approccio innovativo nei confronti del testo cardine della didattica e della pratica giuridica: il Corpus Iuris Civilis.

Studiato per la prima volta in maniera filologica a Bologna da Irnerio, Pepo e i primi docenti della scuola felsinea, il testo giuridico giustinianeo venne recuperato dal silenzio dell’Alto Medioevo e potette tornare a essere ampiamente conosciuto e sfruttato dalla nascente giurisdizione europea.

Lo Studio bolognese si era specializzato nell’interpretazione del volume latino attraverso la celebre Scuola dei Glossatori, che nel corso dei decenni aveva arricchito le poche edizioni manoscritte con spiegazioni, rimandi e annotazioni chiamate glosse.

Si era così venuta a formare una sovrabbondanza di appunti che impediva un’uniforme lettura dell’antico Corpus.

Nella prima metà del Duecento a Bologna era già stata sviluppata la redazione di comode summe (Azzone, Iacopo di Balduino, Odofredo Denari) sull’esempio di quelle realizzate dai giuristi provenzali a inizio secolo.

Accursio andò oltre: vagliò un numero spropositato di glosse e ne riunì 97.000 in un’unica Magna glossa, chiara ed esaustiva, utile alla didattica così come alle procedure giudiziarie.

Questa sterminata summa venne considerata nei sei secoli successivi come l’interpretazione ufficiosa del Corpus Iuris Civilis.

La fama e il potere di Accursio crebbero tanto da permettergli la creazione sulla nuova piazza cittadina (piazza Maggiore) di un’imponente residenza, che sarebbe poi stata acquisita dal governo per esser trasformata in un grande magazzino alimentare (Palazzo della Biada), successivamente ampliato e trasformato nel vasto Palazzo del Comune, ancora oggi chiamato, per l’appunto, Palazzo d’Accursio.

Il ricco giurista tramandò il suo insegnamento e la sua carriera anche ai figli, che tuttavia non riuscirono a eguagliarlo, anche a causa del superamento del metodo delle glosse, che venne presto soppiantato dalla nascente Scuola dei Commentatori.

Francesco, Cervotto e Guglielmo si dedicarono all’arte giuridica, mentre Corsino si rivolse a quella notarile.

Si parla anche di una figlia, Accursia, che avrebbe anch’ella preso la strada dell’insegnamento. La veridicità di questa voce non è mai stata confermata da fonti attendibili, ma rimane comunque esemplare di come Bologna abbia sempre vantato la presenza femminile nella docenza universitaria medievale.

Ancora oggi Accursio e il figlio Francesco riposano nell’arca dietro l’abside della basilica di San Francesco. Il monumento venne commissionato proprio dal figlio, che fece traslare il corpo del padre dal convento di San Domenico dov’era stato momentaneamente sepolto.